Gender gap e lavoro: quali sono le conseguenze su salute e sicurezza?

Donne e uomini hanno davvero le stesse prospettive lavorative? Possono raggiungere gli stessi obiettivi camminando lungo lo stesso percorso? Sono preservati i diritti sul lavoro per entrambi i sessi? Se siamo qui a chiedercelo è evidente che la risposta non sia affermativa. Nel 2022 è necessario ancora indagare quali siano le ragioni della disparità di genere sul posto di lavoro.

Nel caso specifico non ci riferiamo solo alla parità retributiva, che resta comunque una delle criticità di peso. Il gender gap riguarda anche la percezione che la società ha della donna associata al lavoro. Non è retorica, ma gli stereotipi non sono stati del tutto sdoganati. Che lo si voglia ammettere o meno, la società del XXI° secolo non è ancora in grado di normalizzare il concetto che una donna possa concepire sé stessa come una lavoratrice ambiziosa, con obiettivi ben precisi. O meglio, è plausibile che voglia affermarsi, ma che per farlo voglia/debba rinunciare alla maternità e/ o alla gestione della casa, non lo è del tutto. I numeri, ad ogni modo, confermano che sono ancora pochissime le donne ai vertici di aziende e società e che persiste una discontinuità nella costruzione della carriera, dettata da una serie di fattori, tra cui appunto la maternità.

Gender Gap: discriminazioni e molestie sul posto di lavoro

C’è un altro ostacolo da superare. Quando una donna arriva a consolidare la propria posizione lavorativa deve confrontarsi con fenomeni disarmanti e anacronistici: discriminazioni e molestie. Eventi che ogni giorno provocano conseguenze inquietanti, le cui ripercussioni agiscono in maniera significativa sulla salute mentale e fisica della persona. Sarà capitato a molte donne, anche quelle più sicure della propria preparazione e delle proprie abilità, di vacillare, di perdere fiducia in sé stesse. Questo perché non solo c’è da sgomitare e sudare per dimostrare di avere un effettivo valore – e qui rientriamo ancora nella sfera dello stereotipo da neutralizzare -, ma c’è da anche fronteggiare commenti, talvolta espliciti, su come si siano raggiunti determinati obiettivi, sulla fisicità, sull’abbigliamento, sulle unghie laccate o meno, sulla voce o sull’atteggiamento.

Le discriminazioni che arrivano da parte di colleghi, manager e così via possono anche essere più subdole, meno manifeste, come ad esempio: un mancato invito a un meeting importante, una comunicazione trasmessa in ritardo o l’assegnazione di un progetto ambizioso e di rilievo per l’azienda al collega uomo, escludendo a priori che possa occuparsene la risorsa donna.

Disparità salariale e malattie professionali: i dati

Abbiamo già fatto riferimento alla disparità salariale che diventa anche uno dei motivi per cui molestie e discriminazioni trovano terreno fertile. Per capire concretamente quanto sia importante il gap, diamo un po’ di cifre. Il dossier Eurostat pubblicato di recente evidenzia che a livello europeo la disparità di retribuzione è al 13%, in Italia al 4,2%. Un altro dato significativo riguarda l’occupazione: solo il 50% della popolazione femminile è effettivamente lavoratrice, contro il 68% della popolazione maschile. Numeri che assumono un valore ancora più rilevante se si considera che la disoccupazione riguarda per la maggiore donne con figli.

Arriviamo poi a considerare anche un altro fattore che contribuisce ad allargare la forbice del divario: infortuni e malattie professionali. Il Dossier Inail del mese di marzo restituisce un quadro abbastanza chiaro di quanto anche in questo campo sussista, in determinati settori, il gap.

Si rileva che, ad esempio, nell’ambito delle malattie professionali sono le donne ad avere la peggio. Come evidenzia il report, le malattie che hanno colpito maggiormente sono quelle inerenti al sistema osteo-muscolare e al tessuto connettivo e quelle del sistema nervoso. Queste patologie riguardano il 76% delle denunce di lavoratrici e lavoratori nel complesso; tuttavia, il 91% di esse arriva da donne. Quanto ai disturbi psichici, sappiamo che sono stati denunciati in maniera più o meno simile da entrambi i sessi, 161 casi per gli uomini, 190 per le donne, ma con una percentuale per le lavoratrici sul totale delle malattie dell’1,6%, che triplica quella degli uomini, pari allo 0,5%.

In sintesi, risultano essere ancora inadeguate le tutele per le lavoratrici sia sotto l’aspetto contrattuale e salariale, sia per ciò che riguarda la quotidianità del mondo lavorativo. Ci riferiamo anche alla sicurezza sul lavoro e, contestualmente, al poter prevenire incidenti e al manifestarsi di patologie spesso invalidanti.

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