Quando la sicurezza sul lavoro viene a mancare: vite perse, famiglie distrutte, in un solo attimo

Quando si parla di sicurezza sul lavoro ci sono cose che non si possono più dare per scontate. 
Veder crescere il proprio figlio, tornare a casa per cena, fare la passeggiata con il cane o uscire la sera con gli amici non sono cose scontate. Non tutti, purtroppo, possono darle per scontate quando a mancare è il rispetto dei principi della sicurezza. Sono oltre 1300 persone che lo scorso anno erano sicure che avrebbero fatto ritorno a casa. E, invece, la loro vita si è fermata sul posto di lavoro, in una giornata qualsiasi. Dietro questi numeri ci sono persone, con le loro storie, con i loro cari.
Storie come quella di Luana: uccisa dal lavoro, sacrificata in nome della produttività. Voleva solo tornare a casa, dal figlio. Mattia, che a soli 23 anni è stato portato via da un ponteggio che avrebbe dovuto resistere ai suoi passi. Lorenzo, invece, aveva 18 anni quando la sua vita si è spenta durante il suo percorso di alternanza scuola-lavoro a causa di un terribile incidente che avrebbe potuto essere evitato. Vite perse e famiglie distrutte, in un solo attimo.

Incidenti spesso definiti morti “bianche”, ma questo non significa che, spesso, dietro queste morti sul lavoro, non ci siano dei responsabili. E qui c’è, senza dubbio, un problema di legalità. Quando vengono rimossi i fermi di sicurezza alla macchina per accelerare la produttività, dando per scontano che non accadrà nulla e, poi, non c’è mai un colpevole, mai nessuno a pagare la tragedia di una vita che non tornerà più, c’è un problema di legalità. Ma il problema è anche culturale perché manca una presa di coscienza collettiva nel nostro Paese. La cultura della sicurezza nel lavoro deve trovare fondamento in una rete di responsabilità condivise. Parallelamente al rafforzamento dei ruoli e delle attività ispettive, ognuno di noi può e deve farsi portatore di un messaggio di principio: la vita è un diritto universale e non può soggiacere ad altre logiche basate sul profitto.

La vita di lavoratrici e lavoratori non può essere data per scontata. 
In un Paese democratico, in cui il lavoro è sinonimo di libertà individuale, questo scenario non è più accettabile. È questo il motivo che ci vede costantemente in prima linea per dire basta alle morti sul lavoro a zero. È per questo attraverso un video vi abbiamo voluto raccontare un pezzetto di quelle storie. Di ciò che è accaduto ad alcuni, di quello che hanno perso altri.

Il rispetto delle norme sulla sicurezza serve a far tornare le persone a casa la sera dai loro cari. La cultura della sicurezza è necessaria per riuscire a diffondere una responsabilità collettiva in grado di migliorare presente e futuro e portare, finalmente, le morti sul lavoro a zero. 

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