RISCHI ORGANIZZATIVI E CATTIVA ORGANIZZAZIONE

di Eloisa Dacquino, Segretaria UIL Milano e Lombardia da SICUREZZA IN RETE | 2023

Organizzazione contro gli infortuni: un tema ignorato

Quello dei rischi organizzativi è un tema troppo spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato: errori umani, scarsa consapevolezza, cattiva organizzazione del lavoro e mancanza di controlli sono spesso all’origine degli infortuni. Che sono purtroppo in crescita: gli ultimi open data Inail fotografano una realtà allarmante, in Lombardia da gennaio a dicembre 2022 sono stati 177 i morti sul lavoro, oltre 131mila le denunce di infortunio e 3.231 le malattie professionali denunciate. Una crescita di denunce, nel complesso, del 26,84% rispetto al 2021. E da inizio anno sono già cinque i lavoratori che hanno perso la vita nella nostra regione, l’ultimo dei quali in provincia di Pavia, trascinato all’interno di una impastatrice. 

Informare per prevenire.

Di fronte a queste morti, a queste atroci fine vita, abbiamo l’obbligo di tenere alta l’attenzione sui sistemi di prevenzione nel complesso, sulla necessità di una informazione e formazione adeguata e capillare in ogni luogo di lavoro. Rendere consapevoli i preposti del ruolo, i lavoratori dei rischi ai quali sono esposti è il primo passo per comprendere l’ambiente, le situazioni in cui si opera e le misure atte a proteggerli. Il modello organizzativo deve essere idoneo a prevenire le lesioni e le morti sul luogo del lavoro: questo impone il decreto legislativo 231 del 2001, coniugato poi con il decreto legislativo 81 del 2008; vi è una responsabilità nell’organizzazione del lavoro. Responsabilità che è il vero strumento di prevenzione, perché sposta l’attenzione non sugli adempimenti materiali ma sugli adempimenti di carattere tecnico e giuridico che devono essere decisi e sostenuti anche economicamente a livello di vertice aziendale. 

Una questione di metodo: il modello 231

La domanda da porsi e porre è: l’infortunio si sarebbe potuto evitare se ci fossero state altre politiche di organizzazione aziendale? Gli infortuni accadono non solo perché si cade da un ponteggio, per assenza o mancato utilizzo dei Dpi, ma perché quel luogo, quel cantiere, quella azienda è stata organizzata male. L’esercizio dei poteri delegati, la delega, è il principale strumento organizzativo. Programmazione, pianificazione, questo impone la legge in tema di colpa di organizzazione, le cui violazioni siamo tenuti a denunciare, in primis da chi ricopre il ruolo di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 

Il modello 231 è un documento che deve essere costantemente aggiornato e verificato nella sua effettività dall’OdV, e che interviene nella sua redazione riguardo la governance, la politica aziendale, il sistema delle deleghe, il codice etico, il sistema disciplinare. Un modello di organizzazione e di gestione per la definizione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, volto a prevenire reati penali commessi in violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro. 

Ascoltare chi lavora per un’efficace organizzazione contro gli infortuni

Nell’ambito dei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, la partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti è imprescindibile e centrale. Sicurezza che è un bene pubblico, sul quale da tempo è caduto un assordante silenzio. Di lavoro e sicurezza sul lavoro non si parla più, non si investono strategie, azioni e risorse. Temi ignorati e sottovalutati dalla politica in ogni ambito, anche in occasione della recente tornata elettorale per il rinnovo del Presidente e della Consiliatura in Regione Lombardia. 

Per questo abbiamo l’obbligo di mantenere alta l’attenzione, di portare avanti con ancora più forza e determinazione la battaglia di civiltà che stiamo conducendo attraverso la campagna UIL Zero morti sul Lavoro, una campagna di sensibilizzazione e impegno sui temi della prevenzione, soprattutto riguardo la formazione. Quella formazione che alle lavoratrici e ai lavoratori viene troppo spesso negata e sulla quale dobbiamo continuare a rivendicare investimenti e rispetto della normativa in ogni ambito lavorativo.

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