Incidente mortale di Brandizzo: rivedere subito le regole di sicurezza per salvare la vita delle persone

La morte di 5 operai alla stazione di Brandizzo non è un incidente, ma una tragedia che si doveva evitare.

Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe D’Aversa, sono i cinque giovani e giovanissimi operatori della manutenzione all’infrastruttura ferroviaria che nella notte del 30 agosto scorso hanno trovato la morte sui binari della stazione di Brandizzo. 

Un treno li ha travolti, uccidendoli, mentre erano impegnati a sostituire alcuni pezzi deteriorati insieme ad altri due colleghi rimasti miracolosamente illesi.

Omicidi sul lavoro

Morti ingiuste che non possiamo considerare incidenti, ma che dobbiamo avere il coraggio di chiamare con il loro nome: omicidi sul lavoro. 

La magistratura è al lavoro e farà luce sulle dinamiche e le cause di quanto accaduto, ma non è pensabile che oggi, con le strumentazioni, le procedure e le innovazioni tecnologiche che abbiamo a disposizione, si possa lasciare ancora spazio ad errori tanto gravi. 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che all’indomani della tragedia ha voluto recarsi sul luogo dell’accaduto per depositare dei fiori, lo ha detto chiaro e forte: “morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della convivenza”. Ha ragione il Capo dello Stato, ogni morte sul lavoro è una vergogna per una società civile.

Non è un evento straordinario

Dopo lo sgomento e la rabbia arriva però il momento della riflessione. Questo gravissimo avvenimento porta alla luce il tema mai risolto delle procedure di sicurezza che attengono le fasi di manutenzione della rete ferroviaria. 

Per quanto l’eco mediatico proponga l’accaduto come un evento straordinario per via del numero delle vittime, nel settore della manutenzione della rete si registrano decine di morti sul lavoro negli ultimi anni. 

Eventi che coinvolgono quasi esclusivamente i dipendenti delle imprese appaltatrici, che risultano ancora oggi soggetti ai margini del controllo diretto da parte del Gestore della rete (RFI) e dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (ANSFISA). 

Le richieste della Uiltrasporti a RFI

Un problema che la Uiltrasporti, insieme agli altri sindacati di categoria, solleva ormai da molto tempo senza un reale riscontro da parte dell’azienda, come da anni la Uiltrasporti chiede l’internalizzazione dei servizi di manutenzione alla rete. È responsabilità di Rfi vigilare sul tema della formazione del personale e sulla verifica delle attività da parte delle ditte appaltatrici, allo stesso modo è suo il compito di controllare in maniera più ferrea il ricorso agli appalti perché è importante considerare che forse, nel diluire gli interventi tra diversi soggetti è più facile che possano esserci mancanze ed errori che possono rivelarsi fatali. 

Esiste quindi un pericolo costante del verificarsi di altri infortuni gravi sul lavoro nell’ambito della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie. Un pericolo che i lavoratori non devono più correre. Proprio questa riflessione è alla base dello sciopero indetto all’indomani della tragedia di Brandizzo. Tutti i sindacati di categoria hanno proclamato tra il 31 agosto e il primo settembre uno sciopero di 4 ore dei dipendenti della Società RFI S.P.A. addetti alla gestione ed esecuzione della manutenzione alle Infrastrutture. A questa protesta si è unita poi quella della categoria degli edili che hanno indetto uno sciopero oggi, lunedì 4 settembre.

È importante mantenere accesi i riflettori sul tema della sicurezza sul lavoro. La Uiltrasporti, al fianco della Uil porta avanti questo impegno da anni attraverso la campagna Zero Morti Sul Lavoro, ma anche nel confronto con le aziende. 

La rabbia e il dolore dopo tali avvenimenti non bastano, è arrivato il momento che aziende, istituzioni e parti sociali lavorino insieme per arrivare a prendere decisioni forti, necessarie per salvare la vita delle persone.

Uiltrasporti Nazionale

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