PIÙ CONTROLLI, PIÙ SICUREZZA: LA SVOLTA UE

Fare più controlli, significa garantire più sicurezza a lavoratori e lavoratrici. Sembrerà scontato, ma non lo è affatto. Almeno non lo è stato in Europa fino a qualche settimana fa. Poi Bruxelles ha cambiato rotta. Dopo anni di politica ultra liberale in tema di ispezioni, i numeri hanno parlato chiaro e non ha potuto più fare finta di niente.

NUMERI ALLA MANO

Negli ultimi 17 anni, infatti, il numero di lavoratori e lavoratrici feriti sul luogo di lavoro è aumentato. La tempistica non è casuale: nel 2006 la Commissione Europea cancellò il controllo indipendente e obbligatorio sui macchinari ad alto rischio con la discussa direttiva “better regulation”. 

Da allora le ispezioni sono drasticamente diminuite. Una ricerca della CES ha calcolato che dal 2010 sono passate da 2,2 milioni di visite annuali a 1,7 milioni, con la perdita di oltre 1000 ispettori. Un calo importante tanto che più di un terzo dei paesi europei non soddisfa più lo standard dell’ILO di un ispettore del lavoro ogni 10.000 lavoratori.

Maggiori tagli nel numero delle ispezioni dal 2010:

Portogallo: -55%
Malta: -55%
Cipro: -38%
Romania: -37%
Croazia: -35%

EU: – 18%

Maggiori tagli numero di ispettori del lavoro dal 2010: 

Romania: -45%
UK: -32%
Portogallo: -21%
Irlanda: -17%
Estonia: -14%

EU: -7%

Perciò non è difficile immaginare che gli incidenti sul lavoro siano aumentati e non di poco. Eurostat, nel 2019 registrava circa 80 mila lavoratori feriti accidentalmente: 5 mila in più rispetto il 2014, anno di inizio delle rilevazioni. Un sensibile incremento che ha colpito soprattutto Spagna, Portogallo e Olanda e i settori dell’agricoltura, dell’industria e dell’edilizia. Una tendenza che ha inevitabilmente rallentato o ostacolato l’obiettivo della campagna europea “Zero death at Work”. 

La better regulation, quindi, di migliore non aveva proprio nulla. Non a caso, per l’attuale Vicesegretario Generale dell’ETUC Claes-Mikael Stahl si trattava di una riforma fondata su “un’ideologia politica di destra piuttosto che su considerazioni pratiche per la sicurezza di chi lavora”. 

NUOVO ACCORDO: TORNA IL CONTROLLO INDIPENDENTE.

Fortunatamente, dopo quasi un ventennio, la comunità europea è tornata sui suoi passi. Dopo anni di ispezioni in calo e incidenti in aumento, ha deciso di puntare nella giusta direzione. Ha convertito la direttiva del 2006 in regolamento, perciò un atto direttamente applicabile in tutti i paesi membri, con una decisiva modifica. Grazie all’accordo tra Consiglio dei ministri e Parlamento europeo, è ripristinato il controllo indipendente su sei categorie di macchinari tra i più rischiosi, facendo salva la facoltà della Commissione di aggiungerne altre in futuro. Il check up riguarda, in special modo, apparecchi che usano l’intelligenza artificiale, spesso causa di incidenti. Nello stesso accordo i singoli Stati Membri sono chiamati a migliorare l’attività di relazione sugli incidenti che implicano delle anomalie dei macchinari. Saranno proprio questi report e statistiche nazionali a guidare la selezione dell’attrezzatura sottoposta a ispezione.  

Naturalmente i sindacati europei non possono che approvare la nuova regolamentazione europea.  Il Vicesegretario Generale Claes-Mikael Stahl si è detto felice che “l’Europa abbia di nuovo norme di sicurezza basate sulla necessità di salvare vite e non di risparmiare soldi”. Ma il parere sindacale non è senza riserve. Per quanto il nuovo accordo sia un passo nella “giusta direzione”, i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici non rinunciano a sottolineare che il gruppo di macchinari soggetti a controlli deve essere ampliato. 

I SINDACATI SONO A FAVORE, MA NON SENZA RISERVE.

Infatti, Isabelle Barthès, Vicesegretaria Generale di IndustriAll Europe ha detto di accogliere “con favore il nuovo regolamento in quanto fornisce una migliore protezione dai rischi legati alle tecnologie di intelligenza artificiale”. Tuttavia, si rammarica del fatto che Consiglio e Parlamento europeo abbiano limitato i controlli di sicurezza a determinate categorie di macchinari. Per le altre, la maggior parte, si mantiene l’opzione dell’autovalutazione della conformità da parte dei fabbricanti, rimanendo a loro discrezione l’eventuale azione di organismi competenti.  Una scelta effettivamente non in linea con il proposito originario dell’esecutivo europeo di creare un ambiente lavorativo completamente sicuro per tutti i macchinari ad alto rischio.

Il massimo dei risultati si potrà ottenere solo con il massimo impegno politico e sociale nel tenere sotto controllo la manutenzione delle attrezzature. Se in ballo c’è la salute di chi lavora, l’ultra-liberalismo che da anni governa il tema della sicurezza sul lavoro è un rischio aggiunto da azzerare. E si azzera facilmente facendo più ispezioni ed assumendo più ispettori. Perché fare più controlli, significa garantire più sicurezza. In altre parole: salvare vite.

L’Europa sembra stia capendo. E speriamo anche l’Italia recepisca il messaggio.

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