Zero morti sul lavoro: continua la battaglia per la sicurezza

“Zero morti sul lavoro” non è solo una campagna.
È una vera e propria battaglia, come tutte quelle del movimento sindacale che, ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso tenuto a Reggio Emilia il Primo Maggio,«hanno contribuito in modo significativo a raggiungere traguardi di progresso sociale evidenti».

In questa stessa occasione il Presidente Mattarella non ha mancato, ancora una volta, di manifestare la sua preoccupazione per la piaga degli infortuni sul lavoro, «che distruggono vite, gettano nella disperazione famiglie, provocano danni irreversibili, con costi umani inaccettabili».

Le sue parole ricordano a tutti e tutte quanto ancora sia lontano l’obiettivo di portare a Zero i morti sul lavoro e di ridurre in modo drastico gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che, secondo quando attestano gli ultimi dati INAIL, non accennano a diminuire. Anzi.

Sono 196 i lavoratori e le lavoratrici che nei soli primi tre mesi di quest’anno hanno perso la vita sul lavoro (ben 10 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), senza dimenticare le quasi 700mila persone che lo scorso anno si sono infortunate mentre svolgevano il loro lavoro.

Persone, non solo numeri certo, la cui vita insieme a quella delle loro famiglie ha subito danni irreversibili e con costi umani inaccettabili, per riprendere le parole del Presidente Mattarella.

E allora come non ricordare, anche quest’anno, la Giornata Mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro e quella delle vittime dell’amianto, celebrata il 28 aprile scorso, nella quale, unitariamente, insieme a CGIL e CISL, abbiamo voluto lanciare un messaggio, forte e deciso, un messaggio di fiducia, perché garantire la sicurezza totale sul lavoro ed eliminare i pericoli, anche quelli da amianto, sono obiettivi che ogni giorno possiamo rendere più vicini.

Perché siamo convinte/i che attraverso un impegno concreto, che guardi alla salute e sicurezza sul lavoro come questione su cui agire insieme – Istituzioni, Enti preposti e Parti Sociali – e con la messa a punto di una strategia di azione coerente ed efficace, sia possibile oltrepassare quella galleria oscura, per dare al lavoro la dignità che merita.

Animate e animati dalla medesima speranza e convinzione, di una luce possibile oltre l’oscurità del tunnel in cui ci troviamo, siamo scese e scesi in piazza, unitariamente, a rivendicare UNA NUOVA STAGIONE DEL LAVORO E DEI DIRITTI. A Bologna il 6 maggio, a Milano il 13 maggio e Napoli il 20 maggio, siamo state/i nelle piazze per una mobilitazione unitaria che, anche in tema di salute e sicurezza sul lavoro – così come riportato nel documento sottoscritto unitariamente – rivendica: «Basta morti, malattie professionali e infortuni sul lavoro.

Occorre ridare valore al lavoro e alla salute e sicurezza in ogni contesto lavorativo; eliminare i subappalti a cascata ed incontrollati, la precarietà e l’irregolarità contrattuale; contrastare l’età avanzata nei lavori gravosi e usuranti, la mancata o inadeguata sorveglianza sanitaria sul lavoro e gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici; intervenire sulla scarsa – per non dire assente – tutela dei lavoratori e delle lavoratrici della c.d. gig economy.

Bisogna investire nella formazione, anche a partire dalle scuole, nei controlli, moltiplicando su tutto il territorio nazionale il numero degli ispettori e aumentando i tecnici delle ASL, nella messa in rete e connessione delle banche dati pubbliche, nella medicina preventiva e di genere, nel garantire la presenza e l’esercizio del ruolo dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/RLST). Bisogna, inoltre, sanzionare i datori di lavoro che non rispettano leggi e contratti, e collegare gli incentivi alle imprese a investimenti su salute e sicurezza».

Una sfida che deve coinvolgere tutti. Nessuno può tirarsi indietro perché è solo così che si potrà realmente raggiungere quel cambiamento socioculturale necessario a mettere fine, una volta per tutte, alle morti sui luoghi di lavoro. Una battaglia, insomma, da portare avanti e vincere insieme.

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