La sicurezza delle donne nel percorso per andare e tornare da lavoro.

È capitato a tutte. Una mano o un’attenzione indesiderata sul corpo e poi l’imbarazzo, la vergogna, la rabbia. Soprattutto sui mezzi pubblici, quando si deve andare o tornare dal lavoro, con la paura che possa succedere di nuovo. È capitato a tutte, ma non deve capitare più. Ecco perché, in vista dell’8 marzo, le bandiere della CES sono tornate a sventolare tra le strade di Bruxelles per parlare di sicurezza delle donne anche sui mezzi di trasporto. 

La Confederazione Europea dei Sindacati è convogliata nella stazione centrale della città, per accendere i riflettori su questo angolo cieco della violenza di genere. Al grido di “Safe all the way”, l’ETUC ha ribadito che la sicurezza delle donne va tutelata anche fuori dalle mura di una fabbrica o di un ufficio. E in tal senso serve un maggior coinvolgimento della parte datoriale. Troppo spesso, le aziende non si preoccupano di garantire degli spostamenti sicuri alle proprie lavoratrici. Nonostante il problema sia più grave di quanto si pensi. 

I numeri della sicurezza delle donne sui mezzi di trasporto

Stando a una ricerca belga, infatti, una donna su tre evita il trasporto pubblico per il terrore di violenze o molestie. Una paura fondata dato che nel 2019 sono state registrate più di 400 denunce per aggressioni sessuali avvenute su mezzi di trasporto pubblico. Un numero che inevitabilmente sottostima il fenomeno, considerando che molte decidono di non rivolgersi alla polizia.

Non a caso, un parallelo studio francese ha rilevato che circa l’87% delle donne è stata vittima di aggressioni sessuali su autobus, treni e tram. La situazione, poi, è ancora più delicata per le donne che lavorano nel settore. Secondo quanto riportato dalla Federazione europea dei lavoratori dei trasporti, nel 63% dei casi hanno subito violenze sul posto di lavoro.  

La Convenzione n. 190 dell’ILO

Sul tema sarebbe utile la Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n.190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. Firmata nel 2019, stabilisce di emanare delle norme di prevenzione contro violenze e aggressioni sulle donne, anche per il tragitto da e verso i luoghi di lavoro. Peccato, però, che l’abbiano ratificata solo Grecia, Irlanda, Italia e Spagna. Per il resto, in Belgio il processo di ratifica è ancora in corso e nel Consiglio dell’Unione è ripetutamente rimandato. Di conseguenza, la portata giuridica dell’accordo è piuttosto limitata. 

Perciò, in primo luogo, l’ETUC rivendica che tutti i paesi comunitari completino la ratifica della Convenzione n. 190. Allo stesso tempo invita la controparte datoriale ad aprire dei tavoli di negoziazione con i sindacati, per assicurare a ogni lavoratrice spostamenti senza rischi per la propria incolumità. Ma, soprattutto, denuncia la necessità di una direttiva europea ad hoc che contenga delle soluzioni pratiche in materia. 

Le rivendicazioni 

“Vogliamo rendere chiaro che i datori di lavoro sono responsabili della sicurezza con cui andiamo e torniamo dal lavoro” ha spiegato la Segretaria Generale dell’ETUC Esther Lynch, aggiungendo “devono garantirci di viaggiare senza essere osservate, toccate, molestate, intimidite o aggredite. Vogliamo viaggiare senza paura”. Infine, ha concluso “I leader europei dovrebbero fare la loro parte dando luce verde al processo di ratifica della Convezione ILO n.190 in tutti gli stati membri della Comunità”

Le proposte dei sindacati europei per la sicurezza delle donne sui mezzi di trasporto sono chiare. Ora sta all’Unione farne buon uso. 

Tagged under:

CONTATTACI


    #ZEROMORTISULLAVORO

    Gruppo ufficiale della campagna:
    ”ZERO MORTI SUL LAVORO"

    Confrontiamoci sulla sicurezza sul lavoro.
    Segnalazioni, pensieri, idee, con un obiettivo preciso:
    ZERO MORTI SUL LAVORO!

    ZERO MORTI SUL LAVORO | Facebook