Sedentarietà: rischi e problemi per la salute

I rischi per la salute

Siamo tutti medici, all’occorrenza. Inutile negare l’evidenza: la sedentarietà è uno dei fattori di rischio che alla lunga porta a varie problematiche di natura non solo fisica. È direttamente proporzionale: più tempo passiamo seduti più sono gravi ed importanti i problemi.

Il periodo di pandemia non ha favorito certo le avventure in giro per il mondo e abbiamo trascorso tanto tempo fermi. Rimuovere il “didietro” da una sedia o da una poltrona è diventata cosa complessa. Soprattutto se tra i vizi che un giorno potrebbero sotterrarci, c’è proprio quello di essere definito un gamer: sia che si tratti di lavoratore in smart working oppure di studente giocatore, l’utilizzo della sedia e la posizione passiva del corpo è stata una delle attività statisticamente più rilevanti. Statici, a guardare un monitor.

E tutto ciò ha i suoi risvolti negativi. Mettiamoci comodi, magari non seduti, e vediamo quali sono.

Primo fra tutti, è l’accumulo di adipe dovuto al basso consumo di calorie che deriva dall’inattività matta e disperata. Il rapporto tra le calorie giornaliere che consumiamo e quelle, al contrario, che immagazziniamo attraverso l’alimentazione, determinano la forma fisica dell’organismo umano. Inutile dire che il lavoro cerebrale fa consumare risorse, ma è molto limitato rispetto ad una corsetta o camminata: insomma si mettono su chili e basta.

E non parliamo dei danni che la sedentarietà produce a livello dell’ipertensione. Restare fermi fa male alla circolazione del sangue ma anche alle articolazioni che alla lunga possono risentire della poca attività motoria. Con enorme giubilo di fisioterapisti e osteopati.

E non vogliamo parlare dello spirito? Sta male il corpo e starà male anche la psiche. Ingrassiamo?Avremo comportamenti negativi dal punto di vista psicologico. Stare poi su un pc con un videogioco, oppure con la tv e le maxi-serie significa fuggire dalla situazione di infelicità che la sedentarietà ci causa.

Problemi e numeri della sedentarietà negli adolescenti

Gli adolescenti soggetti a lunghi momenti di sedentarietà sono quelli che stanno pagando un prezzo un po’ più alto. Rintanati nelle loro camerette, smartphone o pc, intenti a comunicare (o no), a caricarsi di ansie, ad isolarsi. In questo periodo si parla tanto del fenomeno degli Hikikomori che pare sia in qualche modo legato a questo stile di vita, anche se la sedia o la poltrona non sono la causa principale ma una delle concause. Il termine può essere tradotto come “ritiro sociale” oppure “stare in disparte”, isolamento insomma.

Il fenomeno riguarda essenzialmente giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70 e il 90 per cento), anche se i dati delle ragazze potrebbero essere al momento sottostimati in base ai sondaggi effettuati sinora.

Si calcola, a rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori OMS e pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health, che nel mondo più dell’80% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per uno stile di vita sano. Un problema che risulta essere particolarmente pronunciato per le ragazze: ad eccezione di 4 Paesi (Tonga, Samoa, Afghanistan e Zambia), dal 2001 al 2016 non hanno mostrato nessun miglioramento nel numero di ore dedicato all’attività fisica.

A supporto della ricerca sono stati analizzati i risultati di 298 sondaggi raccolti dall’OMS nel periodo 2001-2016 in 146 Paesi, che rappresentano 1,6 milioni di adolescenti (l’81,3% del totale). Per metà dei Paesi (tra cui anche l’Italia) i ricercatori hanno avuto a disposizione i dati di almeno 2 sondaggi realizzati nel corso dei 15 anni in esame, consentendo quindi di stabilire il trend.

L’Italia, insieme all’Australia, mostra un trend negativo di sedentarietà con un incremento di oltre il 3% del numero di adolescenti inattivi (altri 6 Paesi, inclusi gli Stati Uniti mostrano un aumento maggiore al 5%). In Italia la prevalenza di adolescenti che non svolgono regolare attività fisica è dell’88,6%: nei ragazzi è passata dall’82,9% del 2001 all’85,9% del 2016; nelle ragazze dal 90,6% del 2001 al 91,5% del 2016.

Cosa si può fare?

L’OMS proprio per la fascia degli adolescenti raccomanda almeno 60 minuti di attività fisica giornaliera, moderata o meno. Un’adeguata quota di attività fisica nell’adolescenza migliora il sistema cardiovascolare e muscolare, lo sviluppo osseo e il controllo del peso corporeo, con benefici che persistono nel corso dell’età adulta. Inoltre, l’attività fisica influisce positivamente sulla salute mentale e la socialità. È pertanto fondamentale, per gli autori dello studio, identificare e intervenire sulle cause adottando politiche che implementino l’attività fisica tra gli adolescenti. Solo per loro? Beh, un po’ di impegno serve sempre, a tutte le età. I buoni propositi, da convertire poi in giusti atteggiamenti, sono un investimento per il futuro.

Di certo la pandemia non ci ha aiutati, ma uno stile di vita sano ci favorirà nel rendere tutti gli altri dilemmi e problemi della vita più esili.

Redazione Zero Morti

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