RIDE. Un film di Valerio Mastandrea

Locandina Ride.

“A chi resta” è la dedica che chiude la storia.

Mauro Secondari ha 35 anni e una moglie, un figlio, un padre, un fratello. Mauro esce una sera per il suo solito turno di notte, per non tornare più.

“A un funerale ci si veste di nero”.

Quasi due storie cronologiche parallele che nella finzione scenica raggiungono l’infinito e si incrociano. Nella presenza costante di chi non c’è più, nel racconto dell’elaborazione difficile del dolore di chi resta. Non è facile accettare che chi si ama possa non occupare più un posto nella nostra vita.

“E che si muore così? Ci sono le malattie lunghe… Che ti danno il tempo di … “

Non ci si può rassegnare al dolore di una perdita improvvisa. Non si rassegnano neanche gli amici e i colleghi, non si rassegnano il fratello di Mauro e il padre, ex dipendente della fabbrica in cui il figlio muore.

Così oltre al dolore, al lutto che non si accetta, tornano alla mente dei “vecchi” le lotte e l’impegno sindacale: “la verità, se ci fossimo stati noi non sarebbe successo”.

“Si muore in guerra, non di lavoro”.

Momenti surreali: Carolina la moglie, non riesce a piangere e piuttosto ride, mentre il figlio Bruno, confuso da una sottile percezione di invadenza mediatica si prepara a improbabili interviste e Nicola il fratello, esprime tutta la sua rabbia nei confronti di Cesare il padre, reo di aver costretto, secondo lui, Mauro a lavorare in quel posto dove ha trovato la morte.

Un padre che dà finalmente sfogo ai suoi sentimenti di rabbia e dolore a modo suo, riportando nel giorno del funerale del figlio la lotta dentro i cancelli della fabbrica.

“Sei morto di notte e io non c’ero, dormivo. Io che per trenta anni non ho dormito mai perché facevo lo stesso turno di notte. Scusa figlio mio, ti chiedo scusa per averti lasciato morire così nel mondo in cui io sono diventato uomo e in cui volevo lo diventassi tu. Scusa se ho capito tardi che sarebbe diventato il mondo in cui muore un figlio mentre i padri restano soli a chiedersi il perché. Mi manchi.”

Opera prima di Valerio Mastandrea dietro la macchina da presa “Ride” è un film del 2018 che racconta in modo delicato e sensibile l’infortunio mortale sul luogo di lavoro e quanto possa stravolgere la vita di chi resta: storia di una “morte bianca”, l’impossibilità di credere che sia accaduto, il domandarsi se sarebbe stato possibile evitare e il dolore, quello grande che non passerà mai.

Guarda il trailer https://www.youtube.com/watch?v=QkeOHTr7Pzg

di Susanna Costa

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