Operaio vittima di Amianto. Risarcimento milionario

Il 13 gennaio scorso, il giudice del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, ha condannato Fincantieri S.p.A. e Sait Spa, al risarcimento di un milione di euro per la famiglia di Angelo T., operaio di Castellammare di Stabia, morto per mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto il 5 marzo 2016.
A renderlo noto è l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA).

L’operaio aveva lavorato tra il 1963 al 1995 per un’azienda, la Sait, alla quale la Fincantieri si rivolgeva spesso per impegnarne gli operai. L’uomo, dal 1966 era impegnato come manovale, pittore per due anni e poi coibentatore, rimanendo sempre a contatto con le fibre di amianto.

“L’ambiente di lavoro – ha scritto il giudice del Lavoro nella sentenza – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi”. Inoltre, le mansioni che ricopriva “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria”. 

Le testimonianze degli altri operai e colleghi sono state incisive per raggiungere la sentenza. Gli stessi avevano affermato che Angelo T. svolgeva il lavoro sempre senza strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale che avrebbero potuto, invece, limitare l‘inalazione delle polveri di Amianto.

A marzo saranno passati 30 anni da quando, con le Legge n.257, l’Italia ha previsto la cessazione dell’impiego dell’amianto sull’intero territorio nazionale. La normativa ha previsto il divieto di estrazione, di importazione, di commercio e di esportazione di tutti i materiali contenenti questo pericoloso minerale.

L’Amianto purtroppo continua a fare vittime. Sono circa 3000 i decessi ogni anno, di cui 1500 solo a causa di mesotelioma. A questo si aggiunge che, nei prossimi dieci anni, è previsto un picco di malattie correlate. Accade perché l’amianto ha un lungo tempo di latenza della sintomatologia di riferimento (ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione alla fibra o alle polveri e la comparsa della malattia). Fino a che non sarà stato smaltito del tutto le persone saranno esposte a continui rischi.

Ne avevamo già parlato in un’intervista con il Presidente del Fondo Vittime dell’Amianto, Elio Munafò, sul sito Zero Morti sul Lavoro.

È importante portare avanti la ricerca sulle sostanze tossiche in generale, sulla prevenzione e sulla ricerca farmacologica. Grazie alla ricerca sarà sempre più possibile contrastare gli effetti devastanti dell’Amianto e tutelare le persone ancora esposte.

Per questo motivo, l’Amianto non è un problema ancora risolto, ma giorno dopo giorno bisogna continuare a contrastare gli effetti di esposizione a questa sostanza tossica e sostenere le vittime di ieri e di oggi.

Questa storica sentenza segna un momento di svolta per i risarcimenti di tutti coloro che sono stati esposti, per le loro famiglie e spronare di più le aziende ad uno smaltimento consapevole, mettendo i lavoratori coinvolti nelle giuste condizioni di sicurezza.

Redazione Zero Morti

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