Lavoro domestico e sicurezza: rischi da non sottovalutare
Lavorare tra le mura di una casa non significa lavorare in sicurezza. Anche nel lavoro domestico servono tutele, formazione e prevenzione. I rischi sono molti, complessi e da non sottovalutare.
Cos’è il lavoro domestico?
Colf, badanti e babysitter, come giardinieri e portieri, o ancora autisti e cuochi privati, sono tutti esempi di lavoro domestico. Parliamo di lavoratrici e lavoratori addetti a ordinarie incombenze familiari che sono parte, a tutti gli effetti, di un rapporto lavorativo subordinato. Questo è disciplinato dalla l. n. 339/1958 che si applica solo ai servizi domestici prestati in modo continuativo e prevalente, per almeno 4 ore giornaliere, con uno stesso datore di lavoro e una retribuzione in denaro o natura. È in vigore anche un Contratto Collettivo Nazionale per gli “addetti alla vita familiare” che riprende sostanzialmente quanto stabilito dalla Legge del ’58, ma senza limitazioni di orario. Infatti, dal punto di vista oggettivo, è sufficiente che la prestazione sia retribuita, continuativa e non occasionale”.
La casa non è un posto sicuro.
Si potrebbe banalmente pensare che lavorare tra le mura di una casa sia privo di rischi. Ma non è così. Tanto è vero che il lavoro domestico rientra tra le attività medio-pesanti e la stessa legge n. 339/58 impone di tutelare l’integrità psico-fisica dei collaboratori familiari. Le possibili cause di incidente sono molte: il contatto con fiamme e liquidi bollenti, scosse elettriche per impianti non a norma, l’uso di materiali taglienti, la caduta dalle scale, l’intossicazione da gas per apparecchi difettosi o l’eccessivo carico nella movimentazione di disabili. Anche il ripetuto utilizzo di sostanze chimiche può nuocere alla salute del lavoratore domestico. Ad esempio, i detersivi e i candeggianti sono prodotti irritanti che possono provocare disturbi come la dermatite da contatto o l’eczema. Sono tossici anche i disgorganti, gli acidi, i prodotti per il verde di terrazze e giardini o gli smacchiatori. Altri rischi derivano dai cosiddetti “problemi da microclima”, cioè le potenziali conseguenze sulla salute del lavoratore dovute a fattori ambientali come temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria.
Lavoro domestico e sicurezza: non solo rischi fisici
Tra i lavoratori domestici è frequente anche il fenomeno del burn out. Si tratta dell’esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche a causa dello stress lavoro correlato. È una problematica che colpisce in special modo chi lavora come badante. Infatti, è stata rilevata una diretta proporzionalità tra il rischio di burn out dell’assistente e la gravità dello stato della persona assistita. La situazione è ancora più delicata per chi opera in co-residenza. In circostanze simili, i confini spaziali e temporali tra lavoro e tempo libero sono indefiniti, con un eccessivo intensificarsi del carico sia emotivo che materiale dell’attività svolta.
Quando i rischi si moltiplicano
Inutile dire che la salute dei lavoratori domestici è stata messa a dura prova dall’avvento della pandemia. È evidente che una badante o un babysitter non possono assicurare il distanziamento necessario a evitare il contagio. Perciò, nel loro caso, è ancor più importante lavorare con gli adeguati dispositivi di protezione e applicare le dovute procedure di sanificazione, a tutela sia dell’operatore che dell’assistito. Inoltre, quando il 70% dei lavoratori domestici è straniero, la sicurezza sul lavoro è inevitabilmente minata dalle barriere linguistiche e culturali. Non comprendere la lingua o non conoscere specifiche norme di comportamento, aumenta esponenzialmente le probabilità di incorrere in un incidente sul lavoro.
Lavoro domestico e questioni di genere
Allo stesso tempo, è vitale ricordare la specifica condizione di vulnerabilità delle lavoratrici. Infatti, se le donne sono spesso vittime di violenza e molestie sessuali sul luogo di lavoro, il settore domestico non fa eccezione. In più, sempre tra le mura di casa, sono maggiormente esposte al rischio di insulti, percosse, ricatti economici, mal-retribuzione e non regolarizzazione del rapporto lavorativo.
Le norme per il datore di lavoro
Ad ogni modo, appurato che anche il lavoro domestico è rischioso, è bene che il datore non venga meno alle proprie responsabilità. Nel dettaglio, in caso di infortunio con prognosi non superiore a 3 giorni, entro 48 ore dall’incidente, deve fare denuncia all’INAIL e inviarne una copia all’Autorità locale di Pubblica Sicurezza. Se la prognosi dovesse prolungarsi oltre il terzo giorno, la denuncia deve avvenire entro due giorni dalla ricezione del nuovo certificato. Per i primi tre giorni di assenza, non è prevista alcuna prestazione a carico dell’IINAIL e il datore deve corrispondere la retribuzione pattuita, con annessa indennità di vitto e alloggio. Inoltre, deve permettere al lavoratore di conservare il proprio impiego nelle stesse modalità stabilite in caso di malattia. Infine, nei casi più gravi di morte o pericolo di morte del lavoratore, i tempi per fare denuncia si riducono drasticamente a 24 ore. Ovviamente, ci sono delle responsabilità anche per lo stesso lavoratore che deve informare immediatamente il suo datore dell’eventuale infortunio e deve controfirmare il modulo di denuncia.
Le soluzioni: Lavoro regolare e formazione.
Le soluzioni per ridurre gli incidenti sul lavoro nel settore domestico sono le stesse per ogni ambito lavorativo: contratti regolari e formazione professionale. Molte statistiche, infatti, dimostrano che il lavoro irregolare si associa a un maggiore rischio di incidenti. E questa equazione tra lavoro nero e lavoro insicuro riguarda anche i collaboratori domestici. Questo perché stando ai dati dell’Ispettorato del Lavoro del 2021 nel 47,53% dei casi sono assunti con pratiche irregolari. Ma lottare contro l’occupazione sommersa non è abbastanza. Serve allo stesso modo l’adeguata formazione professionale di chi lavora. La piena consapevolezza dei rischi e delle misure utili a evitarli sono il primo fondamentale presidio contro gli infortuni sul lavoro. Sapere è potere ma anche sicurezza.