Giovani e sicurezza sul lavoro: a che punto siamo?

Sono troppi gli infortuni sul lavoro, spesso mortali, legati ai giovani. La denuncia di una tardiva transizione culturale riguardo l’attenzione sul tema della salute e sicurezza sul lavoro, molto spesso risulta quasi ridondante eppure ancora necessaria.

Sul tema delle nuove generazioni servirebbe un intervento strutturale riguardo l’istruzione di base sulla salute e sicurezza, che fin dagli anni scolastici possa imprimere un valore fondamentale per il futuro lavoratore, un valore non da apprendere come un modulo obbligatorio o necessario come iter formativo, ma da sposare come un vero e proprio dogma.

È lecito pensare, quindi, che “un esercito di lavoratori del futuro” cresciuti fin dalle scuole con il valore della salute e sicurezza sul lavoro aiuterebbe indiscutibilmente il sistema, la normativa e probabilmente impatterebbe in misura lampante sul numero di infortuni e morti nei luoghi di lavoro.

Senza però troppo fantasticare o farci affascinare dalle ipotesi ad oggi non ancora del tutto percorribili, può risultare interessante cercare di scattare una fotografia riguardo il coinvolgimento dei giovani sul tema della salute e sicurezza e sulle dirette ed indirette conseguenze.

I DATI SUGLI INFORTUNI SUL LAVORO TRA I GIOVANI

Analizzando i dati sulle morti sul lavoro del 2021, tra le fasce di età con più alta incidenza sul numero di occupati troviamo gli over 65 anni e se è vero che a seguire i dati vanno via via diminuendo con il decrescere dell’età, fa riflettere come i giovanissimi, ovvero i lavoratori tra i 15 e i 24 anni, hanno un’incidenza di mortalità che è alta più del doppio se rapportata alla fascia tra i 25 e i 34 anni.

Le statistiche sono confermate anche dall’EU-OSHA che mostra come i lavoratori tra i 18 e 24 anni rischiano maggiormente di subire un infortunio sul lavoro per la poca familiarità dell’ambiente lavorativo, per l’inesperienza nella mansione e anche banalmente per non avere il coraggio di parlare con qualcuno o manifestare dissenso.

Sono proprio i giovani che iniziano il percorso lavorativo post-scolastico a necessitare di maggior attenzione, per lo stesso principio per cui un bambino è più reattivo nell’apprendimento in confronto ad un adulto, un lavoratore neofita può essere pronto e ricettivo, ma soprattutto fondare le sue conoscenze e la sua forma mentis ponendo alla base l’attenzione sulla salute e sicurezza propria (e degli altri) su ogni processo lavorativo.

L’anno 2022, nel nostro paese, è stato ca­ratterizzato, purtroppo, anche da inaccet­tabili perdite di giovani studenti in alter­nanza scuola-lavoro, dimostrazione che pur trattandosi semplicemente di formazione, la tendenza alla massimizzazione della pro­duttività, coinvolge drammaticamente anche chi in quel momento lavoratore non lo è, e che per desiderio di proporsi e di conqui­stare magari una prospettiva lavorativa, è costretto a saltare tappe, correre rischi e infrangere il perimetro del proprio ruolo.

LE MALATTIE PROFESSIONALI MAGGIORMENTE RISCONTRATE

Riguardo la predisposizione alle malattie professionali, invece, un recente studio dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) dimostra come i disturbi muscolo-scheletrici tra i bambini e i giovani possono condizionare la vita lavorativa per i giovani lavoratori e quali fattori di rischio sono da prendere in considerazione e combattere.

Parliamo ad esempio di carico di lavoro fisico, le posture lavorative non naturali a lungo termine, il lavoro ripetitivo, il lavoro sotto pressione, il bulli­smo, la precarietà del lavoro, le sfide professionali e le condizioni meteorologiche estreme. Mancano studi sui giovani lavoratori in occupazioni caratterizzate da un’elevata esposizione al rumore, alle vibrazioni, al calore o al freddo e a fattori di lavoro fisicamente im­pegnativi, quali il lavoro in posizioni scomo­de, la movimentazione di carichi pesanti e il lavoro ripetitivo. Tuttavia, studi che hanno esaminato settori e occupazioni specifiche (ad esempio musicisti professionisti e ope­ratori sanitari) hanno rilevato che i giovani lavoratori presentano un rischio elevato di sviluppare danni muscolo scheletrici.

Esistono interventi atti a prevenire o ridurre tali rischi, dalle attività educative ad esercizi fisici fino alla terapia e alle misure ergonomiche, ma è il rigoroso impegno a questi regimi di esercizio che permetterebbe un effetto positivo nella prevenzione dei disturbi muscolo scheletrici.

COSA DICE LA NORMATIVA

Il D. Lgs. 81/2008 già nelle finalità mette in eviden­za l’importanza di tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, tenendo conto delle differenze legate al genere, all’età e alla prove­nienza geografica. È chiaro quindi che il datore di lavoro debba prendere in considerazione queste differenze nel valutare i rischi, nell’assegnare i compiti lavorativi e nell’individuare le eventuali necessarie modifiche dell’ambiente di lavoro an­18 che per i neofiti e per i lavoratori all’inizio della loro carriera.

Quello che realmente potrebbe essere determi­nante è proprio l’adattamento del lavoro al lavo­ratore giovane e la sua piena considerazione nel sistema sicurezza, con peculiare attenzione a tutto ciò che risulterà nuovo e che necessiterà del giusto tempo per essere gestito con professionalità e accuratezza.

In fondo, il testo unico sulla sicurezza ob­bliga i lavoratori a prendersi cura della propria salute e sicurezza; segnalare immediatamente eventuali condizioni di pe­ricolo nell’ambito delle proprie competenze e possibilità (art. 20) e, soprattutto, indica la partecipazione e la consultazione dei lavoratori tra le principali misure generali di tutela(art.15).

Ecco, quindi, che quella parola “cultura”, a volte così filosofica e per alcuni poco concreta, può tor­nare ad essere oggetto anche di un avvicinamento dei giovani a questa missione. Non c’è cul­tura senza partecipazione e probabilmente non esiste partecipazione senza possibilità di incidere sulle decisioni. Da quale lato debba iniziare questo processo non è sempre scontato. Sicuramen­te la necessità, non solo di sensibilizzare, ma di crescere le nuove generazioni con la cultura della salute e sicurezza, con l’ambizione che diventi una seconda lingua per nostra istruzione, è realmente imprescindibile per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.

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