Ergonomia partecipativa
Quando il coinvolgimento del personale diventa benessere lavorativo
L’ergonomia partecipativa prevede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder aziendali per pianificare e riprogettare gli ambienti di lavoro al fine di ridurre i danni muscolo scheletrici (DMS).
Un approccio di questo tipo valorizza la conoscenza ed esperienza dei lavoratori, permette di migliorare le condizioni di salute e sicurezza creando un ambiente più sicuro e solidifica il rapporto tra azienda e dipendenti che in questo modo si sentono maggiormente considerati nelle loro necessità.
Lo abbiamo visto, anche con il caso dell’Ospedale di Vienna, applicare un metodo in cui i lavoratori si sentono più coinvolti, soprattutto quando si parla della loro salute, può portare non solo grandi miglioramenti nei rapporti con il personale, ma prevede anche un sistema di produzione che troverà giovamento nella intera catena fino ad un incremento dei risultati finali.
Cos’è l’Ergonomia?
L’ergonomia è un campo di studi in cui convergono tutte le competenze e le conoscenze che riguardano la progettazione del benessere nei contesti di vita e di lavoro. Insieme alla docente Universitaria, Ivetta Ivaldi, avevamo affrontato l’argomento proprio sul sito www.zeromortisullavoro.it
Progettare un ambiente di lavoro tenendo in considerazione il sistema UOMO – MACCHINA – AMBIENTE, sosteneva la Prof.ssa della Sapienza, permette di valorizzare le competenze delle persone e ottenere risultati migliori evitando conseguenze che possono essere anche molto gravi.
I casi in cui è stata applicata l’Ergonomia partecipativa
In Europa sono milioni, purtroppo, i lavoratori e le lavoratrici soggetti a danni muscolo scheletrici a causa delle mansioni che svolgono ogni giorno.
Sono almeno tre lavoratori su cinque, secondo un’indagine europea, coloro i quali lamentano questo tipo di danno fisico.
Numeri enormi che hanno spinto l’EU-OSHA (L’Agenzia Europea per la sicurezza sul lavoro) ad inserire la tematica di prevenzione al centro della campagna 2020-2022 “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico”.
In EU, tuttavia, già diversi casi sono stati studiati in cui l’applicazione dell’ergonomia partecipativa ha prodotto ottimi risultati. Casi che possono essere replicati e che indicano delle buone prassi per il benessere del personale e, conseguentemente, anche delle aziende.
LETTONIA
Nell’azienda metalmeccanica SIA (Silkeborg Spaantagning Baltic) il processo di produzione prevede l’utilizzo di attrezzature per la lavorazione dei metalli, saldatura, taglio su seghe automatiche e manuali, sgrassaggio e decapaggio dell’acciaio inossidabile. La movimentazione di pesi e il lavoro fisico sono alcuni dei compiti dei lavoratori che possono essere soggetti a rischi significativi.
Dopo una fase consultiva con i lavoratori che hanno esposto le criticità del loro lavoro e le possibili soluzioni per evitare carichi pesanti e possibili incidenti l’azienda ha apporto modifiche considerevoli ai macchinari in uso e all’organizzazione della catena di produzione.
Le tempistiche sono state ottimizzate e i temi di “non lavoro” utilizzati per la condivisione delle problematiche e per le ricerche di soluzioni ergonomiche utili a prevenire i DMS.
FRANCIA
In un’azienda produttrice di PVC sono intervenuti con un percorso di modifica del lavoro in un’ottica di ergonomia partecipativa per venire incontro alle necessità di 129 lavoratori.
Il processo di produzione è quasi completamente automatizzato ma deve essere eseguito 24 ore al giorno, quasi tutto l’anno.
Al termine della linea di produzione, gli operatori devono caricare i pezzi su pallet da inviare ai clienti. È in questa fase che i lavoratori possono essere a rischio di disturbi muscoloscheletrici (MSD).
L’intervento ha coinvolto i lavoratori dello stabilimento, la direzione, in particolare il direttore industriale dello stabilimento, i membri della commissione per la sicurezza e la salute e il Fondo regionale di assicurazione sanitaria.
Il funzionamento dell’impianto è stato rivisto utilizzando piccoli gruppi di lavoro che hanno esaminato tematiche particolari e preparato piani d’azione. L’impianto è stato riorganizzato in squadre di 18, ciascuna guidata da un supervisore. A queste squadre è stata data completa libertà di perseguire i propri obiettivi di produzione migliorando continuamente le attrezzature e le loro condizioni di lavoro.
Redazione Zero Morti