Nuova direttiva europea per l’esposizione all’amianto

Bisogna arrivare a ZERO

Il Parlamento europeo ha approvato martedì 3 ottobre 2023 una nuova direttiva che modifica le norme sull’esposizione all’amianto per proteggere maggiormente le lavoratrici e i lavoratori dei settori coinvolti. Con la nuova norma, il limite di esposizione alle fibre di asbesto di origine professionale sarà di dieci volte minore rispetto a quello attuale, portando il valore da 0.1 a 0.01 fibre di asbesto per centimetro cubo.

Come UIL, ci siamo espressi da sempre positivamente a favore di provvedimenti di questo tipo, anche perché, l’Italia ha attualmente un valore limite di esposizione all’amianto fissato a 0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore lavorative (D.lgs. n.81 del 2008); altri Stati come la Francia, la Germania e i Paesi Bassi hanno, invece, limiti attuali molto più bassi.

Per quanto possibile, vorremmo che, in breve tempo, si giungesse ad una esposizione che sia il più possibile prossima allo zero (nella direttiva, infatti, si prevede che, entro sei anni dalla sua approvazione, i Paesi dell’Unione Europea dovranno adottare tecnologie più moderne e accurate, come la microscopia elettronica, in grado di rilevare anche le fibre sottili: in questo modo sarà possibile abbassare il limite a 0,002 fibre per cm³, escludendo le fibre più sottili).

La direttiva europea

Questa nuova soglia entrerà in vigore immediatamente, senza un periodo di transizione, applicandosi inoltre a tutte le attività lavorative, comprese le attività di costruzione, ristrutturazione e demolizione, la gestione dei rifiuti, l’estrazione mineraria e la lotta antincendio, in cui i lavoratori sono o possono essere esposti alla polvere proveniente dall’amianto o da materiali contenenti lo stesso minerale.

Più specificamente, dopo un periodo transitorio, il cambiamento di metodologia di misurazione consentirà agli Stati membri di limitare nuovamente l’OEL (Limite Obbligatorio di Esposizione professionale), scegliendo tra due possibilità: ridurre il livello da 0,1 a 0,002 fibre di amianto per cm3, escluse le fibre sottili; oppure abbassare il livello da 0,1 a 0,01 fibre di amianto per cm3, comprese le fibre sottili.                                            

Le nuove norme stabiliranno anche l’uso adeguato di dispositivi di protezione individuale e respiratoria, una procedura di decontaminazione e una formazione di alta qualità per i lavoratori. In particolare, viene riconosciuta l’esposizione passiva (o secondaria) a fibre di amianto depositate sui capelli o sugli abiti portati a casa da persone esposte professionalmente. In questo modo si è posto l’accento sulla pulizia sicura degli indumenti con una doverosa attenzione alle donne, riconosciute come soggetti particolarmente vulnerabili.

Il concetto di “esposizione sporadica e di debole intensità”, poi, non sarà più applicato come base per giustificare esenzioni dalle misure di protezione previste dalla direttiva, facendo così diventare il tema della prevenzione sui lavoratori esposti determinante.

Inoltre, ogni anno, gli Stati membri dovranno pubblicare una cosiddetta “tabella di marcia nazionale”, contenente gli obiettivi, l’accesso al piano per lo smaltimento dei rifiuti e al registro pubblico nazionale, il richiamo alla normativa nazionale, le migliori pratiche per ridurre l’esposizione delle lavoratrici e dei lavoratori. Altro dato significativo è che la tabella dovrà essere elaborata con la partecipazione della Parti Sociali, le associazioni delle vittime di vittime dell’amianto, le organizzazioni ambientaliste, i rappresentanti dei servizi sanitari nazionali. Pertanto, auspichiamo l’avvio di un serio lavoro con il Governo e le Istituzioni, perché non ci stancheremo mai di ricordare che l’amianto è una sostanza estremamente pericolosa e cancerogena, presente ancora in milioni di edifici e infrastrutture nell’UE, ed è responsabile del 78% dei tumori professionali riconosciuti negli Stati membri dell’Unione. Solo in Italia registriamo ancora ogni anno più di 4.400 decessi legati a patologie asbesto correlate: una vera e propria tragedia in Italia e in Europa, le cui conseguenze sono lungi dall’esaurirsi.

Gli impegni per un ambiente più sano

Questa normativa, tra l’altro, arriva in un momento storico cruciale, considerando che, nel recente passato, in Italia e in Europa l’asbesto è stato utilizzato in quantità davvero ingenti, soprattutto in edilizia, ed oggi siamo nel pieno di un forte incremento delle ristrutturazioni dei vecchi edifici. L’asbesto è ancora presente in milioni di fabbricati nell’UE, edifici che saranno ristrutturati o demoliti dai lavoratori nel corso dell’ondata di ristrutturazione prevista nel Green Deal e per raggiungere gli obiettivi sul clima (ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 55% entro il 2030 e raggiungere zero CO2 ossia la neutralità climatica entro il 2050).

Questi nuovi impegni climatici condurranno ad un evidente incremento di lavoro del settore che, tuttavia, accanto agli effetti benefici sull’economia, porterà con sé anche un potenziale aumento dei rischi di esposizione.

Pertanto, è urgente che a livello nazionale ed europeo si realizzi una strategia per la rimozione totale dell’amianto con specifici programmi nazionali di rimozione, accanto ad un migliore riconoscimento e ad un’equa compensazione per le vittime e i loro familiari.

Bisogna cambiare rotta! Noi, come UIL, siamo pronti a dare il nostro contributo, attendiamo però che anche la politica e le istituzioni facciano la loro parte.

Antonio Ceglia, Servizio Ambiente UIL

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