Digitalizzazione: opportunità o rischio?

I protocolli sanitari legati allo stato di emergenza, l’accelerazione del processo di digitalizzazione causata dalla “costrizione” di remotizzare tutte le attività possibili per ridurre le presenze nelle aziende, ha fatto nascere una nuova frontiera sul tema salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il lavoro agile o smart working è stato implementato anche nei luoghi di lavoro in cui veniva considerato un tabù, con risultati che hanno sorpreso anche le aziende più scettiche su questa modalità di lavoro. Consapevoli che lo stato di emergenza non è terminato e che è necessario tenere l’attenzione alta sul tema, iniziare a ragionare sui nuovi strumenti di cui dotarsi e sui rischi emergenti ci vedrà necessariamente lavorare sui nuovi modelli organizzativi che vedranno l’implementazione del lavoro agile, post-pandemia.

Le malattie professionali, determinate da scarsa attenzione all’ergonomia e/o ad altri fattori rimangono tutt’ora elemento ancora complesso e per alcuni versi sottovalutato, a questo si aggiungono nuovi modi di lavorare.

La salute psichica è un elemento importante, emergono sempre più problemi di disagio denunciati da parte di coloro che non sono stati colpiti direttamente dal Covid-19, ma che hanno subito come tutti gli effetti delle restrizioni e la costrizione della remotizzazione della prestazione lavorativa.

Pro e contro del lavoro agile si potrebbe replicare superficialmente, ma in un quadro che non può essere considerato un modello di riferimento, proprio perché non dettato da scelte autonome la questione non è così semplice e soprattutto: un conto è remotizzare la propria prestazione, un conto è lavorare in un modello organizzativo che preveda il lavoro agile nella sua vera essenza e filosofia.

Sul tema salute e sicurezza sarà necessario ragionare in modo attento, per disegnare e costruire strumenti di concreta tutela in un quadro di evoluzione complessiva del modello organizzativo in stretta connessione con il processo di digitalizzazione.

La creazione di una cultura alla tutela della salute che parta “dall’educazione” all’utilizzo degli strumenti digitali sarà il cuore pulsante dal quale partire per lavorare al diritto alla disconnessione creando una maggiore consapevolezza dei rischi connessi per la nostra salute in conseguenza di una vita costantemente “online”.

Altrettanta importanza avrà il ruolo della contrattazione collettiva sul tema salute e sicurezza, che dovrà fornire elementi e strumenti finalizzati alla formazione degli RLS e ad una valutazione del rischio più adeguata e rispondente ai nuovi bisogni.

L’innovazione tecnologica non deve essere vissuta come un dato negativo, tutt’altro!

La possibilità di comunicare con diversi strumenti che ci hanno consentito durante la pandemia di essere “presenti” anche in una situazione dove il contatto fisico costituiva un fattore di rischio, senza “le istruzioni” all’uso, tuttavia, potrebbe diventare un elemento problematico anche sotto il profilo della tutela della salute.

di Roberta Musu (Fonte “Sicurezza in Rete”)

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