Amianto: 30 anni dalla Legge 257/92

Nella ricorrenza del 28 aprile (Giornata Mondiale delle vittime dell’amianto e della Salute e Sicurezza sul Lavoro), la UIL, insieme a CGIL e CISL, ha organizzato quest’anno un’importante iniziativa di confronto sul tema amianto, coinvolgendo il Governo, le Istituzioni e tutte le proprie strutture. Perché in quest’occasione non si affronti solo il ricordo – pur dovuto – dei cittadini, delle lavoratrici e dei lavoratori scomparsi, ma venga rilanciato un tema che merita da parte del Governo e delle istituzioni risposte urgenti a livello nazionale.

Queste necessità, infatti, derivano da una situazione di sostanziale stallo su questo ambito. A marzo 2022 sono trascorsi 30 anni da quando l’Italia, con la Legge n. 257/92 (legge sull’amianto), ha previsto la cessazione dell’impiego dell’asbesto sull’intero territorio nazionale. Con tale legge si vieta l’estrazione, l’importazione, il commercio e l’esportazione di tutti i materiali contenenti questo pericoloso minerale.

Nonostante l’approvazione di questa fondamentale legge, ad oggi, l’amianto continua ad uccidere. I numeri ci devono far riflettere su quanto poco sia, in realtà, stato fatto. Si registrano infatti circa 3000 decessi ogni anno. Di questi 1500 sono i soli casi di mesotelioma (attestati dal settimo rapporto Renam 2021, il registro nazionale dei mesoteliomi). Rispetto a questi dati, è previsto che nel prossimo decennio si assisterà, verosimilmente, ad un picco di malattie asbesto-correlate, considerando il lungo tempo di latenza della sintomatologia di riferimento (ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione alla fibra o alle polveri e la comparsa della malattia). Numeri che impongono al Governo di agire con urgenza per invertire questa tendenza attraverso un lavoro corale con tutti gli stakeholders, a partire dalle OO.SS..

Un’emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale, ambientale e giudiziaria

Parliamo di un’emergenza non soltanto di natura sanitaria, ma anche sociale, ambientale e giudiziaria, visto che, se non si adotteranno misure specifiche e definitive, si continuerà a morire per lo stesso motivo ancora per moltissimi anni. Un problema che, tuttavia, ad oggi non appare di stretta attualità per il Governo. Tant’è che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e nell’ultima Legge di Bilancio interventi concreti su questo fronte non sono stati previsti.

Sono quindi urgenti un dialogo costante e un confronto franco e costruttivo con il Governo. Questo affinché si possano trovare soluzioni comuni e pianificare insieme norme di intervento, partendo da una concreta azione di risanamento e bonifica estesa a tutto il territorio nazionale e rilanciando con forza il tema della prevenzione e della sorveglianza sanitaria.

Un altro dato allarmante è legato all’enorme quantitativo di amianto presente sul territorio nazionale che deve essere ancora bonificato. Allo stato attuale, il nostro Paese convive con circa 30 milioni di tonnellate di amianto. Si tratta, peraltro, di un dato approssimativo, considerando che i Piani Regionali Amianto (obbligatori per legge dal 1992) ancora non sono stati approvati in tutte le Regioni. Questi ultimi consentirebbero di avere un quadro aggiornato del problema con dati puntuali.                    

Le forze politiche con il Governo, gli Enti locali e le Parti Sociali, devono impegnarsi a stipulare una grande e concreta intesa nazionale. Ciò affinché ogni cittadino ed ogni Comune siano parte attiva della soluzione, nella formulazione della quale l’elemento che potrà essere determinante sarà proprio la sinergia fra le iniziative e l’impegno di tutti. Tutto ciò deve essere fatto al più presto. Interventi specifici non solo di prevenzione primaria (bonifica), ma anche secondaria, con la sorveglianza sanitaria dei lavoratori attualmente esposti e di quelli con esposizioni pregresse.

Riforma Fondo Vittime Amianto

Un altro tema estremamente rilevante riguarda la riforma del Fondo Vittime Amianto (FVA), la cui istituzione ha costituito un importante riconoscimento della responsabilità sociale dello Stato. A distanza di circa 15 anni dalla sua definizione (legge n. 244/2007), la situazione iniziale è molto cambiata. In particolare, dal 2014 il Fondo, inizialmente limitato alle malattie professionali asbesto-correlate, poi esteso (inizialmente in via sperimentale) ai mesoteliomi non professionali, di origine ambientale o familiare. Ne è conseguito il riconoscimento di una prestazione una tantum di 5600 euro, ampliando la platea dei potenziali destinatari a tutti i cittadini (Legge n.190/2014).                       

Grazie all’impegno di diversi parlamentari e alle forti pressioni di UIL, CGIL, CISL, insieme alle Associazioni per le vittime dell’amianto, la prestazione per i mesoteliomi non professionali dal 2020 è stata portata da 5.600 a 10.000 euro (legge denominata “MILLEPROROGHE”) con effetto retroattivo anche sui casi relativi agli anni precedenti. Una cifra, però, ancora estremamente esigua rispetto al reale danno causato alla persona. Infine, con la Legge finanziaria 2021, la prestazione è stata definita non più straordinaria ma resa strutturale.

La questione ambientale

Circa la questione ambientale, chiediamo invece che ogni Regione si doti di una discarica in grado di contenere tutto l’amianto presente nel proprio territorio. Ciò per evitare trasporti da un territorio all’altro (superando così la sindrome NIMBY – acronimo di “not in my back yard”, “non nel mio cortile”). Inoltre, i Comuni possono circoscrivere aree da adibire a piccole discariche per il cemento con amianto tramite una normativa specifica che sia equivalente a quella dei depositi per gli inerti. Guardando all’interezza dei vari territori, è ipotizzabile anche la localizzazione di discariche specifiche per ogni comune o consorzio di comuni, tali da ridurre i costi di trasporto e gestione.

Perché mappare l’amianto in ogni Regione?

Oggi è anche importante mappare l’amianto in ogni Regione ed utilizzare al meglio le nuove tecnologie disponibili. Così si va a favorire la diffusione di quelle buone pratiche che hanno avuto riscontri positivi nel nostro Paese. Tra questi: la sostituzione dell’amianto con il fotovoltaico e la micro-raccolta con lo stoccaggio delle piccole quantità nei Comuni. Infine, serve un’azione internazionale tempestiva e concreta per la messa al bando dell’amianto in tutti i Paesi. In primis in quelli che ancora lo producono come Russia, Brasile, Cina e Kazakhistan.

Di Antonio Ceglia

Tagged under:

CONTATTACI


    #ZEROMORTISULLAVORO

    Gruppo ufficiale della campagna:
    ”ZERO MORTI SUL LAVORO"

    Confrontiamoci sulla sicurezza sul lavoro.
    Segnalazioni, pensieri, idee, con un obiettivo preciso:
    ZERO MORTI SUL LAVORO!

    ZERO MORTI SUL LAVORO | Facebook