Il 25esimo compleanno di Luana D’Orazio: il simbolo della lotta contro le morti sul lavoro
Oggi Luana D’Orazio avrebbe compiuto 25 anni, se solo quel 3 maggio di due anni fa non fosse stata stritolata dall’orditoio sul quale stava lavorando. Li avrebbe compiuti se qualcuno non avesse manomesso le macchine solo per aumentare la produttività, se qualcuno non avesse per l’ennesima volta barattato il profitto con la vita umana, proprio quella di Luana.
La vicenda
Facciamo un passo indietro. E’ il 3 maggio 2021, Luana come ogni mattina va a lavorare alla Coppini, una ditta tessile di Oste di Montemurlo, Prato. Ma quella mattina è diversa, non farà più ritorno a casa. La ragazza lavorava ad un orditoio – una macchina tessile che girando molto velocemente carica tutti i fili dell’ordito, ben tesi e ordinati, su un subbio in metallo – killer, manomesso volontariamente per diminuire i tempi di produzione e perciò aumentare la produttività: il sistema di controllo fu “bypassato” con una manomissione elettrica, in modo che il macchinario funzionasse alla massima velocità anche con la saracinesca di protezione alzata. Luana è rimasta agganciata a una staffa, in pochi secondi è stata risucchiata dentro un pertugio di appena 40 centimetri, venendo stritolata per cinque eterni secondi.
La condanna
A seguito dell’incidente mortale vennero ovviamente iscritti nel registro degli indagati la titolare della ditta e tecnico manutentore esterno alla ditta. Ben presto si arrivò al patteggiamento: 10mila euro di multa all’azienda e due anni di reclusione per la titolare della ditta, pena poi sospesa con la condizionale. A niente serve il risarcimento di un milione di euro destinato alla famiglia.
La vita di Luana, di una giovane donna di soli 22 anni, vale diecimila euro di multa. I titolari avranno sì una condanna alle spalle, ma sono tranquillamente a piede libero. Luana invece non potrà più avere sogni, prospettive, emozioni. Non potrà avere più una vita. Una sentenza incredibilmente iniqua che non fa altro che legittimare chi uccide operai in cambio di qualche banconota in tasca in più.
Le morti sul lavoro
Le morti sul lavoro sono una piaga che non può e non deve esistere nel terzo millennio. In Italia non solo si muore di lavoro, ma si muore spesso di lavoro: i decessi nel 2022 sono stati 1090, circa tre morti al giorno. Una strage silenziosa e perpetua.
Si parla di persone, non di numeri: persone con famiglia, affetti, amici, emozioni, sentimenti. Persone come tutti noi. Che potremmo essere noi.
Servono più controlli, fatti con serietà, efficienza e che portino a pene decisamente più severe di quelle che il nostro codice oggi prevede, e più formazione, affinché siano i lavoratori i primi ad essere a conoscenza dei rischi che possono incorrere, sollecitando un approccio orientato alla sicurezza giorno dopo giorno. Non è possibile che si muoia ancora sul lavoro, non è possibile che titolari criminali rimangano completamente impuniti dopo una tragedia simile, non è possibile che si consideri così poco una vita umana.
Luana D’Orazio è morta sul lavoro due anni fa, noi vogliamo ricordarla sorridente e con quella meravigliosa spensieratezza trainata dalla gioventù. Ma vogliamo ricordarla anche quale simbolo della lotta per avere zero morti sul lavoro in Italia: dobbiamo fermare quest’ecatombe. Diciamolo forte, insieme: basta, dobbiamo arrivare a Zero Morti Sul Lavoro!
Riccardo Imperiosi, Ufficio Stampa UIL Toscana