Sicurezza nei campi: con il caldo si riaccende l’emergenza
L’arrivo della stagione estiva coincide con le grandi campagne di raccolta in agricoltura. Tuttavia, il lavoro nei campi, sotto temperature molto elevate, spesso, mette a rischio la sicurezza dei lavoratori.
L’agricoltura, essendo un settore variegato per una pluralità di fattori è di per sé uno dei comparti maggiormente a rischio, sia per entità che per frequenza di infortuni denunciati. Le criticità vengono a maggior ragione amplificate dai rischi insiti nel lavoro all’aperto, soprattutto in questi mesi estivi, quando le elevate temperature, la scarsa idratazione e i lunghi turni di lavoro possono provocare malori o pericolosi colpi di calore, che possono diventare anche mortali.
Così, ogni anno, al verificarsi di tragici eventi si riaccendono i riflettori sul tema della tutela del lavoro dei braccianti agricoli e dello sfruttamento delle condizioni di precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori, sia italiani che stranieri, talora impiegati con rapporti di lavoro irregolari e non addestrati. Anche quest’anno purtroppo si sono verificati alcuni decessi sui campi e da ultimo ha fatto notizia quanto accaduto a Brindisi, dove un bracciante agricolo di 27 anni è morto dopo aver lavorato molte ore sotto il sole, a temperature elevate.
Per cercare di individuare una misura a tutela dei braccianti, i presidenti di alcune Regioni hanno approvato delle ordinanze di ‘chiusura’ dei campi alle attività lavorative agricole nelle ore più calde. La prima è stata la Puglia, alla quale hanno fatto seguito Calabria, Molise e Basilicata, vietando fino al 31 Agosto il lavoro tra le ore 12.30 e le 16.00, in condizioni di esposizione prolungata al sole, nelle aree interessate dallo svolgimento diattività nel settore agricolo. Le restrizioni saranno valide, sulla base delle elaborazioni Inail, “nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito segnali un livello di rischio Alto”.
Si tratta certamente di una misura positiva che va in una direzione di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici agricole, che svolgono un impiego gravoso con sempre minori garanzie e certezze sul fronte della sicurezza. Ma non basta.
Sono i Contratti Provinciali di Lavoro degli operai agricoli e florovivaisti la vera opportunità per una seria tutela della salute e sicurezza del lavoro e di sorveglianza sanitaria.
La legislazione deve essere integrata con iniziative forti sul versante dell’emersione del lavoro irregolare, tra le principali cause degli incidenti e degli infortuni, proprio perché è lì che le condizioni di salute dei lavoratori sono spesso poco tutelate o del tutto ignorate. Una barriera da infrangere, poi, è quella della conoscenza della lingua italiana da parte dei tanti extracomunitari impiegati nelle nostre campagne. Ci sembra quindi opportuno che vengano diffuse guide plurilingua sulla sicurezza destinate, in particolare, alla manodopera extracomunitaria, attraverso la quale i lavoratori possano conoscere i rischi, le norme di prevenzione e le attività di primo soccorso necessarie in caso di incidente.
Sono cose semplici, che appaiono anche scontate, ma che non lo sono affatto in un settore così importante come quello agricolo.
Raffaella Sette