“Mi ha salvato la vita”. L’importanza del defibrillatore nello sport

Un defibrillatore nello sport può davvero segnare il confine tra la sopravvivenza e la morte di una persona.

1° luglio 2017 è la data in cui il defibrillatore diviene obbligatorio in palestre ed impianti sportivi. Il legislatore ha stabilito un vero e proprio obbligo su tale dotazione in quanto le possibilità di arresto cardiaco in ambito sportivo sono, in assoluto, le più elevate.

Il cosiddetto Decreto Balduzzi regolamenta le certificazioni mediche obbligatorie e l’utilizzo del defibrillatore nello sport per salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attività sportiva non agonistica o amatoriale.

In base a ciò, ogni palestra, società oppure struttura sportiva hanno provveduto oramai a dotarsi di un defibrillatore automatico o a tecnologia avanzata. Ma quali sono le peculiarità di un defibrillatore? Di quali accessori deve essere dotato? Dove deve essere collocato? Chi lo può maneggiare all’occorrenza? Su chi gravano gli obblighi?

La prima distinzione va fatta sulla tipologia di persone che frequentano la struttura: se è frequentata anche da bambini sotto gli otto anni è fondamentale dotare il defibrillatore di elettrodi pediatrici o di un defibrillatore con funzioni pediatriche.

La seconda distinzione riguarda la struttura: è completamente al chiuso o ha anche aree all’aperto? Nel caso di un campo da calcio o da calcetto è importante che il DAE (defibrillatore semiautomatico esterno) abbia superato i test di impermeabilità, sia alle polveri che all’acqua, e sia dotato di una borsa di trasporto contenente tutto il necessario.

È importante, inoltre, la collocazione. Il DAE deve essere posizionato in un posto facilmente raggiungibile e soprattutto ben visibile, protetto da una teca armadietto e con l’apposito cartello di legge posto sopra.

L’importanza della formazione

Durante lo svolgimento di una gara o allenamento deve essere presente una persona formata all’utilizzo del salvavita. I corsi di formazione metteranno in condizione il personale di utilizzare con sicurezza i DAE. I corsi prevedono in genere un aggiornamento ogni due anni.

Sono escluse dall’obbligo di dotazione del defibrillatore nello sport e dalla presenza obbligatoria del personale formato durante le gare, le società o associazioni sportive dilettantistiche che praticano la propria attività al di fuori di un impianto sportivo.

È indubbio che, non potendo agire preventivamente (un’ambulanza non riesce ad essere così tempestiva), l’unica forma di intervento è un’azione di soccorso nei momenti successivi all’evento. 9 volte su 10 una defibrillazione effettuata nei primissimi minuti dall’arresto cardiaco salva una vita. Ed è universalmente riconosciuto che un recupero completo può avvenire soltanto se il ripristino cardio circolatorio (CPR) si verifica entro 3-5 minuti. Ogni minuto trascorso dall’arresto riduce la possibilità di sopravvivere dal 7% al 10%.

Quando una scarica salva una vita. Le storie

Marilleva (Trento): uno sciatore di circa 40 anni è colto da arresto cardiaco. All’uomo è stato praticato il massaggio cardiaco da un altro sciatore e poi è stato usato il defibrillatore dai soccorritori. Salvato.

Santa Croce di Magliano (Campobasso): un giocatore della Turris si accascia improvvisamente a terra durante il riscaldamento. Un altro giocatore della stessa squadra ha subito iniziato a praticare un massaggio cardiaco e grazie all’ausilio del defibrillatore a disposizione della squadra e al corso di formazione l’intervento è stato efficace. Salvato.

Castano Primo (Milano). In piscina un uomo di 41 anni nuota quando viene colto da arresto cardiaco. Tempestivo è stato l’intervento degli assistenti bagnanti che si sono subito adoperati per salvarlo praticandogli le manovre di rianimazione e utilizzando il defibrillatore in dotazione all’interno della struttura. Il cuore ha ripreso così a battere. Salvato.

Padova: un trentacinquenne viene colpito da arresto cardiaco in un campo di calcetto mentre gioca. È crollato improvvisamente a terra, non aveva malattie conclamate. Amici di squadra e avversari hanno interrotto immediatamente la partita, intuendo la gravità della situazione. Qualcuno ha avvisato immediatamente il 118, altri amici hanno iniziato ad eseguire tempestivamente le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP) che avevano appreso durante un corso BLSD. Grazie a un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE), acquistato poco tempo prima dalla compagnia di appassionati di calcetto, il trentacinquenne ha ripreso conoscenza e a respirare autonomamente dopo pochissimi minuti. Salvato.

Le storie sono davvero tante. Le vite salvate diventano il fulcro della sicurezza nello sport. Una macchina salvavita e una persona preparata fanno la differenza.

Redazione Zero Morti

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