Una tragedia silenziosa che non può più essere ignorata

Aumentano gli infortuni e le morti sul lavoro. Lo certificano i dati INAIL relativi ai primi undici mesi del 2024. In questo anno, infatti, le denunce di infortuni sono state 543.039 e i casi mortali 1000. Sono dati agghiaccianti, che non permettono scuse o giustificazioni e che non sono degne di un Paese che si professa civile.

Il drammatico aumento degli infortuni mortali in itinere

Entrando nello specifico dei numeri, vogliamo sottolineare il trend dell’aumento degli infortuni mortali in itinere, che sono passati da 223 a 269 nel tragitto casa-lavoro, rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo drammatico aspetto necessita di una attenta analisi sulle valutazioni di sicurezza e prevenzione, in particolare per gli spostamenti quotidiani dei lavoratori, che si presentano più pericolosi di quanto ci si possa aspettare. Serve una maggiore attenzione, da parte delle istituzioni, sulle condizioni di lavoro, anche al di fuori dall’ambito aziendale dove si verificano situazioni che espongono i lavoratori e le lavoratrici a moltissimi rischi spesso sottovalutati.

Le stragi sul lavoro nel 2024

Il 2024 si è appena concluso e sarà ricordato come l’anno in cui sono avvenute delle vere e proprie stragi sul lavoro. A Firenze, il 16 febbraio, inizia la scia di sangue, con l’incidente al cantiere di un supermercato della Esselunga: il cedimento di una struttura in cemento armato uccide cinque operai e un trasportatore, con altri lavoratori feriti.

Neanche un mese e mezzo dopo, il 9 aprile, a Suviana nell’appennino bolognese, nella centrale elettrica Enel situata sul lago, una turbina esplode otto piani sottoterra, causando prima un incendio e poi l’allagamento del nono piano, con crollo di un solaio. Nell’incidente muoiono sette operai, che erano al lavoro per la messa in opera di adeguamenti alla centrale.

Il 6 maggio i cinque morti a Casteldaccia, nel palermitano, che facevano parte di una squadra impegnata a laorare in una fogna per conto dell’Amap, società per la gestione delle condotte idriche e fognarie di Palermo. Perdono la vita dopo essersi calati in un cunicolo da un tombino esterno.

Infine, il 9 dicembre, l’esplosione al deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, con le cinque vittime ricordate anche dal Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno alla nazione, durante il quale affermava: «non possono più bastare parole di sdegno: occorre agire, con responsabilità e severità. Gli incidenti mortali – tutti – si possono e si devono prevenire». Del resto, in questi anni, il Presidente ha più volte richiamato l’attenzione delle Istituzioni su questa vera e propria tragedia nazionale, che, anche nel 2024 appena andato in archivio, ha drammaticamente segnato la vita di migliaia di famiglie italiane.

Il caso di Patrizio Spasiano

Dall’ inizio di quest’anno, si sono già verificati diversi infortuni mortali, Tra questi, il drammatico incidente mortale occorso a Patrizio Spasiano lo scorso venerdì 10 gennaio. Spasiano veniva da Secondigliano (Napoli) e aveva 19 anni. Tirocinante da tre mesi e senza esperienza, stava facendo manutenzione con tre colleghi, tutti sorpresi da una fuga di gas tossico. I suoi compagni riuscirono a mettersi in salvo, mentre Patrizio moriva su un ponteggio e il suo corpo veniva recuperato dai vigili del fuoco soltanto qualche ora dopo il decesso, a causa dei fumi tossici fuoriusciti dal serbatoio.

Lavoro e dignità umana

Ogni morte sul lavoro rappresenta un fallimento per tutta la nostra società. Il lavoro dovrebbe farci sentire parte di una comunità; il mezzo con cui trovare il nostro posto nel “mondo”, ma stipendi bassi, precarietà dilagante, discriminazioni di genere e continui morti sono la sconfitta di tutto ciò che dovrebbe rappresentare il Lavoro per le persone.

Tre morti al giorno: una tragedia che non può essere ignorata

Quasi silenziosamente, in Italia, avvengono tre morti sul lavoro al giorno. Se questi infortuni mortali avvenissero nello stesso sito produttivo, la notizia sarebbe riportata da tutti i mass media. Come se la morte di un solo lavoratore o di una sola lavoratrice per volta fosse meno grave, quasi socialmente accettabile. Certo non lo è per la nostra Organizzazione.

È urgente un intervento delle istituzioni

Qualcuno vorrebbe sminuire questi numeri e la gravità del fenomeno, parlandoci di tasso di incidenza.  Quanto dobbiamo aspettare ancora e quanti lavoratori o lavoratrici dovranno nel frattempo perdere la vita, affinché questa strage – per noi tutt’altro che silenziosa – venga affrontata con l’attenzione che merita e cioè come una EMERGENZA NAZIONALE?

Crediamo sia arrivato il momento che le Istituzioni si assumano le proprie responsabilità e che la smettano di accampare scuse o trovare cavilli. Tre morti al giorno dovrebbero solo indignarci. Attendiamo un segnale da Palazzo Chigi, noi siamo pronti al confronto!

UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio

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