Violenza nelle strutture sanitarie: chiediamo prevenzione e tutela per il personale sanitario
L’incremento degli episodi di violenza nelle strutture sanitarie italiane è un fenomeno preoccupante, con infermieri, medici e operatori incessantemente esposti a situazioni di pericolo. Aggressioni che si verificano frequentemente per futili motivi negli ospedali, nei presidi sanitari e negli ambulatori e che sono frutti di una serie di tensioni e stress accumulati da parte dei pazienti o dei loro familiari. La scarsità di personale, i turni estenuanti e l’assenza di risorse idonee per gestire circostanze critiche contribuiscono a creare un ambiente di lavoro più esposto a rischi sia per le lavoratrici che i lavoratori.
Le nuove disposizioni normative introdotte dal D.L. n. 137
Il D.L. n. 137 del 1° ottobre u.s. introduce importanti modifiche rispettivamente al Codice penale e al Codice di procedura penale.
Anzitutto, l’articolo 1 del D.L introduce una nuova ipotesi di reato all’articolo 635 c.p., rubricato “Danneggiamento”, prevedendo che: “Chiunque, all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto previsto dall’articolo 583-quater, distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro. Se il fatto è commesso da più persone riunite, la pena è aumentata”.
Si tratta di una nuova ipotesi di reato applicata a partire dal 2 ottobre u.s.. La normativa punisce con la reclusione che va da uno a cinque anni e con la multa di 10.000 euro, chi commette il reato all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private. La disposizione precisa che tali pene si applicano qualora vengano distrutte, disperse, deteriorate o rese, in tutto o in parte, inservibili cose ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o sociosanitario. Si prevede, inoltre, un aumento della pena qualora il fatto sia commesso da più persone riunite. La disposizione ha natura ordinamentale e, quindi, non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
L’articolo 2, invece, interviene sugli articoli 380 e 382-bis del c.p.p. con l’obiettivo di estendere l’arresto obbligatorio in flagranza, anche differito, a chi commette il reato di lesioni personali nei confronti del personale sanitario e sociosanitario durante lo svolgimento della propria attività ovvero di danneggiamento a beni destinati all’assistenza sanitaria. Ai fini dell’arresto “in flagranza differita”, è necessario che sia attestata, in modo inequivocabile, la realizzazione della condotta criminosa e che l’arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla identificazione del soggetto e, comunque, entro le quarantotto ore dalla commissione del fatto. Anche tale disposizione, come la precedente, presenta natura ordinamentale e, pertanto, non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Critiche alle misure adottate: servono interventi strutturali e preventivi
Prendiamo atto della volontà politica di non voler affrontare seriamente il grave problema delle aggressioni al personale sanitario con misure lungimiranti e strutturali. Riteniamo che intervenire solo sulla fase patologica, con la decretazione d’urgenza, anziché adottare misure efficaci che operino nella fase della prevenzione, non sia la strada giusta per contenere questo fenomeno che sta registrando dati allarmanti di fatti e atti di aggressione. Ribadiamo che si tratta di professionisti sanitari, sociosanitari, ausiliari che ogni giorno con spirito di abnegazione offrono il loro servizio nei confronti dell’utenza, nonostante le difficoltà dovute alla mancata valorizzazione professionale ed economica e in una situazione di svilimento, stanchezza, demotivazione, costretti a carichi di lavoro insostenibili per la grave carenza di personale.
Abbiamo chiesto, come Uil, più volte al Governo di farsi carico di tali problematiche per promuovere vere politiche di prevenzione, a partire da un piano straordinario di assunzioni volto ad abbattere le liste d’attesa e i tempi biblici per esami di diagnostica o di attesa estenuante nei Pronto Soccorso, che sfociano negli episodi di violenza da parte dell’utenza stremata dal mal funzionamento della sanità.
Proposte per un’azione concreta e preventiva
Non è pensabile proseguire nella logica di misure tampone a costo zero che non sono idonee a prevenire le aggressioni che subiscono tutti i giorni gli operatori sanitari e sociosanitari sui luoghi di lavoro nello svolgimento della loro attività lavorativa. È necessario dare piena attuazione all’ articolo 28 del D.lgs. n. 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che impone una valutazione di tutti i rischi a cui lavoratori e lavoratrici sono sottoposti. La sua piena attuazione potrebbe ulteriormente concretizzarsi con il recepimento di quanto previsto dalla Convenzione C190 che riconosce il diritto di tutti e tutte ad un mondo del lavoro libero dalle violenze (e quindi anche dalle aggressioni da soggetti esterni) e dalle molestie, comprese quelle di genere. Perché non è più rinviabile una regolamentazione di tale fenomeno all’interno del Testo Unico, posto che tale valutazione è imposta dallo stesso decreto.
È necessario, quindi, stabilire regole, procedure e misure preventive per rendere più sicuri i luoghi di lavoro con l’obiettivo di eliminare e/o quantomeno ridurre l’esposizione dei lavoratori e lavoratrici a rischi legati all’attività lavorativa. Le misure sanzionatorie, pertanto, sono importanti ma insufficienti, è fondamentale la prevenzione, a partire dalle assunzioni, ai corsi di formazione per la gestione delle situazioni di conflitto con gli utenti, all’adeguamento del DVR, al rafforzamento dei presidi di vigilanza, al supporto psicologico agli operatori e all’utenza, fino alla necessità di garantire la tutela legale gratuita e la costituzione di parte civile da parte delle Aziende Sanitarie.
Richiesta di un confronto con il Governo
Proprio per questo chiederemo al Governo di convocare le parti sociali nel prosieguo del confronto già avviato sul tema, perché rappresentiamo la voce della parte lesa, delle migliaia di lavoratrici e lavoratori aggrediti fisicamente e verbalmente ogni giorno sui luoghi di lavoro, per elaborare insieme politiche comuni efficaci volte all’eliminazione di questi intollerabili episodi di violenza.