RELAZIONE GRIBAUDO sulla SICUREZZA: aveva ragione la UIL.
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Lo scorso 10 settembre è stata approvata la relazione della Commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. Istituita nell’Aprile del 2023, la Commissione è nata con l’obiettivo di studiare il fenomeno infortunistico e lo stato di attuazione della misura di prevenzione in ciascun settore produttivo.
Una responsabilità istituzionale diventata ancora più importante con la strage di Brandizzo. Dopo la morte dei 5 operai sui binari della Torino-Milano, il collegio parlamentare ha avviato un’ulteriore istruttoria sulle specifiche criticità del lavoro ferroviario.
L’esito generale di questo anno di indagini è chiaro. Sulla sicurezza aveva ragione la UIL.
Un problema culturale
La relazione, infatti, si apre con il riferimento alla centralità della cultura della sicurezza. Credenze e valori sul tema influenzano inevitabilmente il contesto organizzativo, giocando un ruolo decisivo sull’evenienza di infortuni e incidenti sul lavoro. Considerare la sicurezza una scomoda voce di spesa o una formale impostazione di legge mina l’efficacia delle misure di prevenzione e protezione. Lo stesso avviene con una scarsa consapevolezza dei rischi da parte di chi lavora. Non aiuta neanche la cosiddetta “perdita della paura” o “assuefazione al rischio”: l’errata convinzione che, sventato un incidente, sia possa infrangere la procedura senza subire mai conseguenze. Ciò avviene soprattutto nelle mansioni ripetitive, purtroppo anche quando i pericoli sono noti e le prassi stringenti.
Tra i fattori di rischio non sono esclusi l’imposizione di tempi ristretti per lo svolgimento delle prestazioni o la lentezza di processi burocratici che portano al “fai da te”.
Formazione e buona organizzazione sono quindi gli elementi essenziali per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Secondo la relazione, in tal senso, serve una cultura informata che incentivi le segnalazioni (senza colpevolizzare chi segnala) e responsabilizzi i lavoratori più esperti, promuovendo l’interiorizzazione e lo scambio delle lezioni apprese.
Intensificare i controlli di sicurezza
La gravità del fenomeno infortunistico ha spinto la Commissione di inchiesta a mettere sotto la lente di ingrandimento anche i sistemi di controllo e vigilanza. Dall’analisi fatta, è emerso che le valutazioni di enti con funzione di audit sono troppo spesso “mere segnalazioni documentali” e non “efficaci prescrizioni adeguatamente recepite”.
La questione dei subappalti
Nella stessa relazione, è sollevata poi la questione dei subappalti. Il collegio parlamentare ritiene decisiva una comunicazione efficiente tra committente, appaltatore e subappaltatore per garantire una corretta esecuzione dei lavori. Ma non solo. Cosa ancora più rilevante, sottolinea che i singoli livelli di subappalti “portano a una riduzione del compenso di chi esegue materialmente il lavoro”. Di conseguenza, “diventa di primaria importanza la pedissequa applicazione delle indicazioni normative sul divieto di ribasso dei costi per la sicurezza e per la valutazione della congruità dell’atto della presentazione dei preventivi da parte delle imprese subappaltatrici”. Il riferimento è al Testo Unico sulla Sicurezza (D. Lgs. n.81/2008) che all’art. 26 prevede che l’impresa committente ottenga le garanzie sull’operatore economico. Deve, perciò, reperire la documentazione e le informazioni necessarie sulla sua idoneità tecnica e professionale, anche in termini di sicurezza sul lavoro.
Si tratta di un passaggio cruciale che merita la massima attenzione. Proprio la matrioska sregolata di appalti e subappalti è spesso la causa di molte tragedie. In particolare, la poca trasparenza nella selezione degli appaltatori, la pressione a fare presto imposta da scadenze incombenti e l’assenza di un adeguato monitoraggio innescano una spirale potenzialmente mortale.
Nella relazione non c’è nulla di nuovo. Almeno per chi da anni, nella UIL, segue il delicato dossier dell’emergenza sicurezza. Come ha dichiarato la Segretaria Confederale Veronese : “La relazione dell’onorevole Chiara Gribaudo (…) pone al centro della discussione alcuni temi che la nostra Organizzazione sostiene”. E li sostiene da tempo, proponendo anche qualche possibile soluzione.
Le proposte della UIL
“La Uil chiede che negli appalti privati si applichi il codice degli appalti pubblici e che termini la possibilità dei subappalti a cascata dove la sicurezza sul lavoro spesso è solo scritta nelle carte”. “L’appaltante – ha sottolineato sempre Veronese – non può lavarsi le mani di quanto avviene alle aziende a cui appalta e questo deve valere fino alla fine della catena degli appalti. Servono più ispettori, più formazione e un albo nazionale della formazione che imponga di avere una data certa per le giornate effettuate: necessario per evitare il mercato dei certificati comprati dopo un infortunio”.
Proposte compatibili con quelle elaborate nella Relazione Gribaudo che comprendono sia l’adozione di strumenti tecnologici per implementare le misure di protezione sia la promozione delle segnalazioni di anomalie. A queste si affiancano la previsione di un sistema di verifica dell’idoneità delle imprese più performante e la semplificazione dei processi. Infine, spiccano anche la proposta di sviluppare di un migliore meccanismo di monitoraggio, adeguando le misure alle specifiche esigenze di ogni settore.
Manca però un riferimento altrettanto importante. Come spiegato dalla Segretaria Confederale Veronese – “abbiamo la necessità di avere una Procura speciale con le competenze per trattare i casi di infortunio” e l’urgenza di istituire il reato di omicidio sul lavoro. “Serve giustizia per i famigliari delle vittime, servono azioni concrete e un confronto con il governo che a oggi non c’è, se non con confronti tecnici su provvedimenti specifici peraltro già decisi”.
È necessario, quindi, un cambio di passo serio, un piano di intervento più coraggioso, a cui la UIL è pronta a dare il suo contributo.