TUMORI OCCUPAZIONALI: conoscere i rischi per prevenire la malattia

Ogni anno, in Europa, si contano circa 4 mila tumori “occupazionali” ossia tumori causati dalla lunga esposizione a sostanze cancerogene sui luoghi di lavoro. Stando agli ultimi dati Eurostat, il più diffuso è quello ai polmoni, diagnosticato a quasi 14 mila persone tra il 2013 e il 2021. A seguire, c’è il mesotelioma pleurico che ha colpito più di 13 mila lavoratori e lavoratrici sempre tra il 2013 e il 2021. Sul totale, queste due neoplasie corrispondono all’80% di tutti i casi di cancro professionale segnalati durante lo stesso periodo. Si aggiungono, poi, il carcinoma alla vescica (con 2416 diagnosi), ai seni nasali (con 930 diagnosi) e alla pelle (887 diagnosi). Infine, negli 8 anni presi in esame da Eurostat, il totale delle neoplasie registrate è di 33 712. 

Numeri che rendono chiaro perché il cancro professionale sia uno dei principali problemi di salute sul lavoro nel vecchio continente. Specie se consideriamo che servono anni, decenni, prima che si manifesti una neoplasia dovuta all’esposizione prolungata a un certo materiale cancerogeno. 

La ricerca dell’EU-OSHA

Ad ogni modo, per scongiurarla, serve uno studio costante dei dati. A fornirli è una delle ultime indagini dell’EU-OSHA, svolta su un campione di migliaia di lavoratori e lavoratrici di Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Ungheria e Finlandia. I partecipanti, selezionati casualmente, hanno compilato un questionario sulle proprie mansioni e luoghi di lavoro. Sulla base delle risposte sono state calcolate le probabilità di esposizione a 24 fattori di rischio di cancro noti. Inoltre, la ricerca non ha trascurato la possibilità di individuare eventuali esposizioni multiple, non necessariamente contemporanee. E i risultati mostrano che il 60% della forza lavoro nelle attività minerarie, estrattive ed edilizie rientra in questa pericolosa casistica.

In aggiunta, ha rivelato che chi lavora in aziende di piccole dimensioni (con meno di 50 dipendenti) è probabilmente più esposto a uno o più fattori di rischio di cancro rispetto a chi lavora in aziende di medie o grandi dimensioni.  Nel complesso, è emerso che i fattori di rischio più frequenti sono le radiazioni ultraviolette, le emissioni di scarico dei motori diesel, benzene, silice cristallina respirabile e formaldeide. A seguire, rappresentano un serio pericolo anche l’esposizione al cromo esavalente, al piombo e ai suoi composti inorganici. 

Le prospettive future

L’analisi accurata di queste informazioni può contribuire allo sviluppo di migliori misure preventive a una più efficace opera di sensibilizzazione sul tema. Infatti, l’indagine dell’EU-OSHA è nata con l’intento di colmare il gap di informazioni rilevato durante la revisione della direttiva sulle sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche. Dunque, c’erano già degli strumenti normativi finalizzati a prevenire le neoplasie professionali, che, però, si sono dimostrati insufficienti. In tal senso, l’opera dell’Agenzia Europea sarà utile ad agevolare il piano UE di lotta contro il cancro e il quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027. Sarà, poi, possibile contribuire all’aggiornamento della direttiva sull’esposizione all’amianto durante il lavoro e alle attività del comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (CCSS)

Non solo. Ad oggi, sono in fase di elaborazione ulteriori dati e relazioni che permetteranno la messa a sistema di un’ampia gamma di informazioni. Ricercatori, intermediari e rappresentanti, sia sindacali che politici, avranno più materiale per individuare priorità e metodi efficaci per contrastare i tumori occupazionali. 

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