Lavoratori stranieri e “invisibili”. La sicurezza sul lavoro deve abbattere le barriere
Lavoratori stranieri e sicurezza: un tema cruciale per tutti, indipendentemente dalla nazionalità o dalla lingua madre. Per gli stranieri che vivono e lavorano in Italia, tuttavia, la comprensione della materia sicurezza sul lavoro può rappresentare una vera sfida, proprio dal punto di vista linguistico. Si tratta di abbattere le barriere.
Le differenze da tenere in considerazione
Il Datore di lavoro che assume lavoratori stranieri deve valutare e individuare le procedure e le misure di prevenzione e protezione più efficaci per ridurre in modo accettabile o eliminare i rischi lavorativi tenendo conto delle eventuali DIFFERENZE CULTURALI: le difficoltà linguistiche, la percezione culturale che si ha del pericolo e dell’esposizione ad esso, l’appartenenza religiosa.
Quest’ultima può sembrare fuori luogo, tuttavia, certe pratiche religiose potrebbero riflettersi sulle prestazioni del lavoratore e sul suo livello di lucidità durante lo svolgimento delle sue mansioni esponendoli a rischi specifici. Sono un esempio i lavoratori islamici che durante il periodo di digiuno del ramadan sono più soggetti a pericoli soprattutto nello svolgimento di attività in cui si lavora all’esterno come, ad esempio, nelle aziende agricole o nei cantieri esposti al calore estivo. I dati parlano chiaro, gli stranieri hanno un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani.
Gli infortuni sul lavoro per il personale straniero
Gli stranieri, infatti, registrano 66,5 MORTI OGNI MILIONE DI OCCUPATI, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Analizzando i settori lavorativi emerge il dato, ormai conosciuto, che quello dove si rilevano più infortuni mortali è il settore delle Costruzioni, seguono Trasporti e Magazzinaggio e le Attività manifatturiere.
Gli invisibili
C’è un mondo poi, quello dei cosiddetti “invisibili” ovvero degli stranieri irregolari che lavorano in nero, spesso alle dipendenze dei caporali, senza limiti di orario, senza rispetto della salute e della sicurezza, senza alloggi dignitosi e con paghe da fame. Quello dove si muore sotto il sole stremati dalle troppe ore di lavoro in condizioni impossibili oppure nella stiva di una nave dove si saldano le lamiere a temperature disumane. Sembra un mondo da scoprire ma in realtà funziona sotto gli occhi di tutti, anzi, per dirla tutta, sembra essere funzionale a tutti.
Francesca Cantini – Dipartimento Immigrazione UIL
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