Porti italiani: più investimenti per la sicurezza dei lavoratori portuali
Nei giorni scorsi, nei porti italiani di Trieste e Civitavecchia, si sono verificati due tragici incidenti mortali sul lavoro, a distanza di poche ore l’uno dall’altro. A Trieste un operatore portuale di 58 anni è morto cadendo in mare mentre guidava il muletto. A Civitavecchia un altro operaio del porto ha perso la vita, a 29 anni, schiacciato da un container. Morti che suscitano sgomento, ma che spingono anche ad una riflessione sulle condizioni in cui spesso si è costretti a lavorare tra carenza di personale, ritmi e carichi di lavoro eccessivi e condizioni climatiche e ambientali a volte estreme.
C’è bisogno di un’attenta valutazione di tutte le fasi della produzione per favorire processi di ingegnerizzazione per la prevenzione e la sicurezza. Il Governo in questo processo deve mettere a disposizione le risorse per la formazione e la qualificazione professionale, prevendendo allo stesso tempo misure che contrastino lo sfruttamento e la compressione delle tutele. Ad esempio, bisognerebbe fare in modo che le aziende in cui si verificano incidenti a causa di violazioni delle norme sulla sicurezza, vengano sanzionate ed escluse dagli appalti pubblici.
Migliorare la condizione di sicurezza per i lavoratori portuali
Per quanto riguarda più in particolare il settore portuale, è importante che venga fatto l’aggiornamento della legge 272/99 per la sicurezza dei lavoratori portuali, quale norma di raccordo della legge 81/08. Bisogna rendere, finalmente, attuativo il fondo sulla formazione del settore portuale previsto dall’ultima legge di Bilancio.
Bisogna, inoltre, utilizzare tutte le risorse a disposizione dell’Inail per promuovere la formazione e la prevenzione. é, poi, urgente dare impulso ai controlli da parte degli ispettori sui luoghi di lavoro. Il lavoro portuale, nonostante il progresso e le innovazioni tecnologiche è tra i più duri e pericolosi ed è per questo che anche in passato si sono adottate norme avanzate come ad esempio l’introduzione dell’RLS di sito per far fronte ad evidenti situazioni di interferenza tra aziende diverse che operano nella stessa realtà portuale.
L’importanza della formazione per la sicurezza dei lavoratori portuali
Un lavoro così pericoloso ha bisogno di una formazione puntuale, efficace ma soprattutto continua. Bisogna utilizzare tutte le risorse messe a disposizione dalle norme che, il sindacato, ha chiesto ed ottenuto. Inoltre, serve fare in modo che in ogni porto, ma non solo, venga messo in atto quanto previsto dall’articolo 44 della legge 81/08 che formalizza l’autorità e l’autonomia di ciascun lavoratore, indipendentemente dalla propria posizione, anzianità o ruolo, di interrompere il lavoro quando non si sente sicuro, facendo quindi scattare tutte le misure necessarie per ripristinare le condizioni adeguate di lavoro.
La pericolosità del lavoro portuale deve portare poi ad una riflessione sulla necessità di usare le risorse in capo alle autorità portuali, provenienti dalle tasse sulle merci, per favorire l’esodo anticipato dei lavoratori portuali, rendendo attuabili i dispositivi di legge che già ci sono e che il sindacato si è conquistato negli anni.
Gli attori da mettere in campo per la sicurezza per lavoratori portuali
Soprattutto però è importante che nell’affrontare queste tematiche ci sia il coinvolgimento di tutti gli attori in campo. È inaccettabile, infatti, che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti abbia convocato un tavolo sulla sicurezza dei portuali escludendo i sindacati. Non si può discutere di sicurezza sul lavoro senza ascoltare la voce dei lavoratori. Su questo siamo pronti a dare battaglia per portare avanti le nostre istanze.
La sicurezza è una battaglia di tutti
Quello della sicurezza sui luoghi di lavoro è un tema ormai centrale nel dibattito pubblico. E da tempo la Uil, con la sua campagna Zero Morti sul Lavoro, ha voluto accendere i riflettori. Solo nel 2022 sono stati più di mille i lavoratori che hanno tragicamente perso la vita nello svolgimento del proprio lavoro. La tendenza del 2023 non è assolutamente incoraggiante. Numeri impressionanti e indegni per una società civile, che bisogna assolutamente azzerare e per farlo l’impegno delle istituzioni e delle parti sociali deve essere massimo.
Ufficio comunicazione Uiltrasporti