Green Jobs. Salute e sicurezza per i lavoratori della transizione

La transizione ecologica è, di fatto, un processo a cui tutti stiamo assistendo, magari lento ma, tuttavia, in atto, comportando allo stesso tempo cambiamenti nel mondo del lavoro con l’introduzione dei green jobs.

Il repentino cambiamento climatico, infatti, e le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti hanno messo in luce la necessità di virare verso un approccio alla vita, al lavoro, alla società in generale sempre più “green”.

Nell’EU, ma non solo, sono nati diversi movimenti di giovani che preoccupati per il loro futuro e di quello del pianeta sono scesi in piazza per dire che l’ambiente deve diventare un argomento di discussione centrale.

Il ricorso ai green jobs o ‘lavori verdi’, ovvero tutti quei lavori ‘che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale’, rappresenta una strategia fondamentale per superare la crisi economica ed ecologica. L’Europa si è posta importanti obiettivi per il futuro in materia di clima ed energia, prevedendo una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e un aumento del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili.

L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) ha stimato, al livello globale, quasi 10 milioni di posti di lavoro nel settore delle rinnovabili nel 2016, che diventeranno 24 milioni nel 2030.

Il settore con il maggior numero di occupati è il solare fotovoltaico, che registra oltre 3 milioni di lavoratori impiegati, 1,7 milioni di occupati per il settore dei biocombustibili liquidi, 1,5 milioni per l’idroelettrico, 1,1 milioni per l’eolico. In Europa il settore delle rinnovabili ha dato impiego a oltre 1 milione di persone, di cui 80 mila in Italia.

L’impatto occupazionale della green economy avrà una valenza importante su quattro ambiti specifici:

  • Creazione di nuovi posti di lavoro
  • Eliminazione di alcune professionalità
  • Sostituzione di parte dell’occupazione
  • Trasformazione di alcune professioni in funzione delle nuove produzioni dedicate alle rinnovabili

Spesso quando pensiamo in un’ottica “green” siamo abituati a vedere solo i lati positivi di una condizione ambientale migliorativa per le nostre vite e per il pianeta. Tuttavia, le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori coinvolti nel processo di transizione ecologica non devono essere lasciate in dietro, o trascurate del tutto, in favore di un miglioramento della collettività.

Individuare i nuovi rischi diventa a questo punto essenziale per evitare infortuni gravi se non mortali.

L’INAIL ha individuato 5 settori legati alle energie rinnovabili su cui è fondamentale riconoscere i rischi per intervenire a monte della filiera produttiva:

  • EOLICO (Rischi: cadute dall’alto, elettrocuzione, esposizione chimica)
  • GESTIONE RIFIUTI (Rischi: movimentazione dei carichi, inalazione o esposizione a sostanze tossiche)
  • FOTOVOLTAICO (Rischi: cadute dall’alto, elettrocuzione, esposizione a tellururo di cadmio)
  • BIOMASSE (Rischi: incendi, esplosioni, esposizione a sostanze tossiche e cancerogene)
  • SOLORE TERMICO (Rischi: cadute dall’alto, elettrocuzioni, ustioni)

Definire da subito i green jobs e le nuove professioni permette di progettare la giusta formazione legata ai rischi, intervenire sulla prevenzione e valutare le figure in un’ottica di qualità del lavoro sotto tutti i punti di vista per non farci trovare impreparati come lo siamo stati con la precedente rivoluzione industriale.

Pianificare in anticipo le azioni di prevenzione deve essere l’unica via per dare l’accelerata che serve alla svolta green, senza mettere in condizioni di pericolo coloro che a tutti gli effetti con il loro lavoro faranno in modo di creare un Pianeta più sostenibile per tutti noi.

Redazione Zero Morti

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