Amianto: problema irrisolto
Sono trascorsi circa 29 anni da quando l’Italia ha previsto la cessazione dell’impiego dell’amianto sull’intero territorio nazionale, vietando l’estrazione, l’importazione, il commercio e l’esportazione di tutti i materiali contenenti questo pericoloso minerale. Nonostante l’approvazione di questa legge, ad oggi, l’amianto continua ad uccidere con numeri che ci devono far riflettere su quanto poco sia, in realtà, stato fatto.
Si registrano, infatti, circa 3000 decessi ogni anno, di cui 1500 sono i soli casi di mesotelioma e, rispetto a questi dati, è previsto che nel prossimo decennio si assisterà, verosimilmente, ad un picco di malattie correlate, considerando il lungo tempo di latenza della sintomatologia di riferimento (ovvero il tempo che intercorre tra l’esposizione alla fibra o alle polveri e la comparsa della malattia).
Ad oggi riscontriamo, inoltre, una grave disomogeneità di conoscenze ed informazioni a livello nazionale, cui si unisce un ritardo nell’adempimento degli obblighi di legge, una diffusa mancanza di bonifiche, e una latenza di campagne di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei cittadini.
Un altro dato allarmante è legato all’enorme quantitativo di amianto presente sul territorio nazionale che deve essere in gran parte ancora bonificato: allo stato attuale il nostro Paese convive con circa 30 milioni di tonnellate di amianto. Si tratta peraltro di un dato approssimativo, considerando che il Piano Regionale Amianto ancora non è stato approvato in tutte le Regioni (dopo circa 29 anni dalla Legge 257 che prevedeva l’obbligo della loro pubblicazione entro 180 giorni dall’entrata in vigore della stessa) quest’ultimo, grazie ad una sua reale definizione, consentirebbe di avere dati puntuali sulle effettive quantità oggi presenti.
Occorre allora trovare le risorse necessarie e procedere alla bonifica delle decine di milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. Tutto ciò deve essere fatto al più presto, superando questa cronica carenza, con interventi specifici non solo di prevenzione primaria (bonifica), ma anche secondaria, con la sorveglianza sanitaria dei lavoratori attualmente esposti e di quelli con esposizioni pregresse.
Oggi è anche importante utilizzare al meglio le nuove tecnologie disponibili, favorendo la diffusione di quelle buone pratiche che hanno avuto riscontri positivi nel nostro Paese, come la sostituzione dell’amianto con il fotovoltaico e la micro-raccolta con lo stoccaggio delle piccole quantità nei Comuni.
L’amianto è un’emergenza da affrontare celermente non soltanto a livello sanitario, ma anche sociale e giudiziario, visto che, se non verranno adottate misure specifiche e definitive, si continuerà a morire per lo stesso motivo ancora per moltissimi anni.
di Antonio Ceglia